Islanda, terra di contrasti: ghiaccio e fuoco, sabbia nera e acque cristalline, il sole di mezzanotte e la Dama Verde. Un’isola dal fascino indiscutibile dove la natura è la vera protagonista del viaggio.
“Di fuoco, ghiaccio e fulmine l’armonia giammai va offesa…” diceva una vecchia profezia che sembra sposarsi benissimo con questa magica isola. Qui tutto sembra giocare su sottili equilibri: giganteschi ghiacciai coprono le pendici di vulcani attivi, paesaggi lussureggianti e distese lunari separate da pochi chilometri… Ovunque si poseranno i vostri occhi vedrete la mano di Madre Natura.
Dopo il primo viaggio nell’estate del 2019, a gennaio 2023 non sono riuscito a resistere al richiamo islandese e sono tornato col principale obiettivo di ammirare l’aurora boreale. L’itinerario estivo e quello invernale sono evidentemente molto diversi uno dall’altro. Tra aprile e novembre si può percorrere la Ring Road, la N1, nella sua interezza; in inverno invece, a causa del ghiaccio e del maltempo, molte strade vengono chiuse e per questo motivo è meglio limitarsi ad esplorare la parte sud e ovest dell’isola (dalla Penisola di Snæfellsnes fino ad Hofn).
In entrambi i casi, e in base a cosa volete assolutamente vedere, considerate di dedicare al viaggio tra i 7 e i 14 giorni. Se invece volete accontentarvi di un viaggio mordi e fuggi, anche in 4/5 giorni è possibile vedere alcune delle meraviglie dell’isola.
Il Circolo d’Oro
Il Circolo d’Oro è uno dei percorsi più famosi e si snoda per circa 300 chilometri tra il Parco Nazionale di Þingvellir, i geyser di Haukadalur e la cascata di Gullfoss. Facilmente raggiungibile da Reykjavik è perfetto per chi ha pochi giorni a disposizione. Dalla capitale partono anche numerosi tour giornalieri, un’ottima alternativa nel caso non vogliate noleggiare un’auto.
Il Parco Nazionale di Þingvellir e Silfra
Þingvellir è la prima tappa del Circolo d’Oro. Questo parco nazionale è il più importante sito storico del paese; qui infatti aveva sede l’Alþingi, il più antico parlamento del mondo, attivo fino al 1798. In questa pianura si approvavano leggi e si prendevano le decisioni importanti, tra cui quella di adottare il Cristianesimo come religione ufficiale.
Ma il parco è anche un importante sito geologico dato che si trova lungo la Dorsale Medio-Atlantica che divide il continente americano da quello euro-asiatico. La faglia di Silfra è la spaccatura più famosa visto che è l’unico posto al mondo dove è possibile nuotare tra le placche tettoniche, un’esperienza che non si può assolutamente perdere durante un viaggio in Islanda.
Sia d’estate che d’inverno, le acque del lago Thingvallavatn ospitano decine e decine di curiosi pronti a sfidarne le gelide temperature. A gennaio, queste raggiungono i 2 °C ma la muta stagna e il sottomuta vi proteggeranno adeguatamente. Ci sono numerosi tour operator che permettono di scegliere tra lo snorkeling e le immersioni con le bombole (in questo caso è necessario essere in possesso di un brevetto PADI); noi abbiamo scelto Troll Expeditions, e ci siamo trovati davvero bene.
L’escursione ha inizio al parcheggio che si trova sulle sponde del lago; nello spiazzo che si trova circa 300 metri prima si trovano i furgoni al cui interno ci si cambia. Soprattutto in inverno utilizzate dell’intimo termico da indossare sotto al sotto-muta. Ora inizia la parte difficile: terminare di vestirsi sotto una deliziosa nevicata di inizio anno. Le guide vi daranno una mano a indossare la muta stagna e il resto del vestiario: cappuccio e guanti. Presi maschera e pinne è il momento di dirigersi verso la scala da cui iniziare l’immersione. Prima di entrare in acqua la vostra guida terrà un veloce briefing su come muoversi in acqua con la muta; un bel respiro e… ci si tuffa!
L’acqua gelida vi toglierà per un attimo il respiro ma dopo qualche minuto non ci farete più molto caso, anche perché sarete impegnati ad ammirare il panorama quasi alieno che vi circonda. La particolarità di queste acque di colore blu intenso è che sono limpidissime e la visibilità raggiunge anche i 100 metri.
Terminata l’escursione si ritorna nel piazzale di partenza dove ad attenderci c’è una confortante cioccolata calda.
Geysir
Proseguendo verso nord raggiungiamo l’area di Haukadalur, famosa per i suoi geysers. La natura vulcanica dell’Islanda si esprime in diverse maniere e una di quelle più spettacolari sono proprio le esplosioni dei geyser. Ce ne sono diversi ma il più noto è sicuramente Geysir, questo è infatti il più antico geyser conosciuto e le sue eruzioni possono raggiungere i 60 metri. A poca distanza c’è il fratello minore Strokkur, le cui eruzioni avvengono circa ogni 4-8 minuti. Prima di dirigervi verso Gullfoss, potete fermarvi presso il complesso turistico lì vicino per una visita al museo multimediale Geysisstofa o uno spuntino.
Se siete dotati di una buona macchina fotografica cercate di immortalare i momenti immediatamente precedenti all’eruzione; non sarà facile ma ne vale sicuramente la pena.
Gullfoss, la Cascata d’Oro
L’ultima tappa del Circolo d’Oro è Gullfoss, la Cascata d’Oro, una delle più note e spettacolari grazie ai due salti di 11 e 21 metri. Due sentieri in legno permettono di ammirarla dall’alto e anche a pochi metri dal secondo salto (questo sentiero è percorribile solo d’estate). In inverno la maggior parte della cascata è ghiacciata e considerato che la zona è parecchio ventosa è meglio coprirsi bene. Durante la bella stagione invece Gullfoss è spesso coronata da un magnifico arcobaleno.
Le Isole Vestmannaeyjar, il Paradiso dei Puffin
A una decina di chilometri dalla costa, di fronte alla cascata di Seljalandsfoss, si trova l’arcipelago delle Vestmannaeyjar; 15 isole e diversi isolotti raggiungibili in traghetto dal porto di Landeyjahöfn. Il traghetto ha un costo di 1600 ISK a persona, che salgono a 3000 ISK per la macchina. Nonostante l’isola sia piccola la macchina è necessaria per raggiungere i punti più interessanti. E visto che i posti sul traghetto sono limitati vi consiglio di arrivare con congruo anticipo.
L’isola principale, ed anche l’unica abitata, è Heymaey. La storia di quest’isola e del suo centro abitato è piuttosto movimentata: nel 1627 pirati ottomani deportarono gli abitanti ad Algeri come schiavi mentre nel 1973 la città fu in parte sepolta dalla lava e dalle ceneri dell’eruzione del vulcano Eldfell.
Ma perché trascorrere una giornata, o ancora meglio anche una notte, su questa piccola isola? Semplice, perché le Vestmannaeyjar sono famose soprattutto per ospitare una delle più grandi colonie di Pulcinella di Mare di tutta l’Islanda. Per ammirarle bisogna dirigersi verso sud fino a Stórhöfði “Capo grande”, dove la maggior parte dei puffin nidifica con la bella stagione prima di ripartire verso sud a fine agosto.
Seljalandsfoss e Skogafoss
Le cascate di Seljalandsfoss e Skogafoss sono senza alcun dubbio le principali protagoniste della costa meridionale islandese e due delle più belle dell’isola.
Seljalandsfoss, la “cascata liquida”, cade per 60 metri da quella che una volta era una scogliera sull’oceano. Ai lati si trova un sentiero che permette di passare dietro alla cascata (portatevi un k-way, ci si bagna 😉) e anche di arrivare a pochi metri dal potente getto. Seguendo il sentiero che costeggia la montagna per un centinaio di metri si raggiunge Gljúfurárfoss. Questa cascata è meno conosciuta della sua illustre vicina ma non per questo meno spettacolare: per poterla ammirare bisogna infatti entrare in un piccolo canyon guadando il torrente che si forma dalla caduta della cascata.
Skogafoss (30 km oltre Seljalandsfoss) è più impressionante delle due precedenti complici la larghezza di 25 metri e la possibilità di arrivare a farsi il bagno sotto il suo imponente gesto. Ma ciò che la rende davvero incredibile è la, quasi, costante presenza di un arcobaleno di fronte ad essa. Sulla destra troverete una scalinata che vi porterà in cima alla cascata; non penso però che ne valga la pena a meno che non vogliate seguire il sentiero del Laugavegur.
Dyrhólaey e Reynisfjara, la Spiaggia Nera
Prima di raggiungere Vík í Mýrdal un salto a Dyrhólaey è d’obbligo! La scogliera offre un magnifico spettacolo dell’incontro tra oceano e sabbia nera. Dal promontorio di fronte al faro è possibile intravedere la sabbia nera della spiaggia di Reynisfjara, la prossima tappa. La sabbia vulcanica di questa spiaggia è davvero scenografica ma a renderla anche più caratteristica sono le imponenti scogliere basaltiche dove riposano sterne e pulcinelle e i due faraglioni (secondo una leggenda due troll trasformati in pietra dal sole perché intenzionati a rubare una nave).
Quando si passeggia sulla spiaggia bisogna fare grande attenzione alla violenza delle onde. Spesso capita che turisti incauti vengano sorpresi e letteralmente risucchiati dal mare. Nonostante i numerosi cartelli di avvertimento, purtroppo questi incidenti continuano ad accadere.
Prima di lasciare Reynisfjara non potete non fermarvi a provare i migliori hot-dog dell’isola, almeno secondo il proprietario. Il chiosco si trova proprio alla partenza del sentiero che conduce alla spiaggia.
Il Canyon di Fjaðrárgljúfur
A circa metà strada tra Vik e il parco di Skaftatell si trova il Canyon di Fjaðrárgljúfur. L’imponente canyon è lungo circa due chilometri con pareti a strapiombo di circa 100 metri di altezza. Sul fondo scorre il fiume Fjaðrá. D’estate questo luogo offre il meglio di sé visto che è possibile camminare al suo interno; d’inverno invece si può percorrere solamente la strada panoramica che corre lungo uno dei due bordi da cui si ha una meravigliosa visuale dall’alto.
Parco Nazionale di Skaftatell
Il Parco Nazionale di Skaftatell fu istituito nel 1967 ed è il secondo più grande del paese. Dal centro visitatori partono diversi sentieri e uno di questi porta verso Svartifoss (per percorrere tutto l’anello mettete in conto almeno un paio d’ore). Questa cascata, detta “la Cascata Nera”, non è alta come Seljalandsfoss o potente come Gullfoss ma è sicuramente più scenografica. Il salto nasce infatti da un anfiteatro di colonne basaltiche davvero spettacolare. Ritornati al punto di partenza si può proseguire su un altro sentiero per raggiungere il ghiacciaio Skaftafellsjökull, davvero impressionante nella sua imponenza.
La Laguna Glaciale di Jokulsarlon e la Crystal Blue Ice Cave
La vera meraviglia di questa zona d’Islanda però è un’altra e si trova a pochi chilometri da Skaftatell. La Laguna Glaciale di Jokulsarlon è uno spettacolo tanto unico quanto, in un certo senso, preoccupante. Il più grande lago glaciale islandese è comparso a metà degli anni Trenta del ‘900 e negli ultimi 40 anni è più che raddoppiato a causa della fusione del ghiacciaio che lo alimenta.
Il momento migliore per visitare la laguna è il tardo pomeriggio/tramonto. Il paesaggio è polare, giganteschi iceberg si muovono all’interno della laguna abitata dalle foche. In inverno, quando la maggior parte della superficie del lago è ghiacciata si possono vedere le foche sdraiate sul ghiaccio a prendere il sole. D’estate invece si possono vedere le loro teste fare capolino dall’acqua.
Dal parcheggio di fronte la laguna partono escursioni in ogni periodo dell’anno. In estate è possibile addentrarsi tra gli iceberg a bordo di gommoni o mezzi anfibi mentre d’inverno ci si può addentrare all’interno di una delle tante grotte di ghiaccio che si creano nel ghiacciaio. Sempre con Troll Expeditions abbiamo esplorato la Crystal Blue Ice Cave, la più grande d’Islanda. L’escursione inizia con circa 30 minuti di guida fuoristrada a bordo di una super-jeep, seguiti da altri 20/30 minuti di camminata per arrivare fino all’entrata della grotta, ai piedi del Ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa. L’interno della grotta è davvero magico ma ancora più magiche sono le mille e più sfumature di blu del ghiaccio illuminato dalla luce del sole.
Dove le acque della laguna incontrano quelle dell’Oceano si trova un altro luogo davvero speciale: Diamond Beach. Gli iceberg che con fragorosi rumori si staccano dalla lingua del ghiacciaio navigano placidamente verso l’Atlantico distante poche centinaia di metri. Alcuni di questi, poi, si arenano sulla spiaggia creando un effetto come di tanti diamanti abbandonati da cui prende il nome questa spiaggia. Portate con voi un cavalletto se riuscite, in questo modo potete scattare qualche foto in lunga esposizione dell’acqua.
Hengifoss
Lasciata la costa sud è il momento di dirigersi verso i fiordi dell’Est. Prima tappa le cascate di Litlanesfoss e Hengifoss. Le due cascate si trovano lungo la strada 931 che porta a Egilsstaðir, il principale centro abitato della regione. Il sentiero, tutto in salita, parte dal parcheggio e la fatica è ampiamente ricompensata dallo spettacolo che vi aspetta al termine.
Dopo circa un chilometro si inizia ad intravedere in lontananza Hengifoss che con i suoi 120 metri è la seconda cascata più alta dell’isola. Ma la prima che incontriamo è Litlanesfoss; come Svartifoss è anch’essa circondata da colonne basaltiche. Dopo un’altra mezz’oretta di cammino si arriva finalmente al cospetto dell’impressionante salto di Hengifoss.
Seyðisfjörður e i Fiordi dell’Est
Continuando lungo la strada 931 raggiungiamo Egilsstadir. Questa è considerata l’unica vera cittadina dell’Islanda orientale con i suoi ben 2000 abitanti. Da qui non si può non fare una deviazione verso la piccola Seyðisfjörður, piccolo paese dall’animo artistico costruito sul fondo di uno dei pochi fiordi che durante il lungo inverno non ghiaccia. Vale fare una passeggiata tra le piccole case colorate fino alla famosissima Rainbow Walk che porta alla piccola chiesa. I più avventurosi possono anche noleggiare un kayak e fare una gita lungo il fiordo.
Husavik, la Capitale del Whalewatching
L’Islanda, come le Azzorre, sono uno dei posti migliori in Europa dove avvistare le balene. E Husavik, piccola cittadina del nord, viene considerata come la capitale islandese del whale-watching. I tour sono disponibili tutto l’anno, anche da altre località come Reykjavik e Olafsvik, quindi in qualunque periodo vi troviate in Islanda avrete la possibilità di poter ammirare questi magnifici animali.
Purtroppo durante il viaggio estivo il maltempo che durava da un po’ di giorni ci ha impedito di poter fare l’uscita in barca; una ragione in più per tornare un’altra volta.
Godafoss, la Cascata degli Dei
A sud di Husavik si trova il lago Myvatn e le sue acque azzurro acceso. Lungo la strada non ci sono molti posti dove lasciare la macchina ma riusciamo a trovare una stradina sterrata dove fermarci per ammirare il panorama. L’odore di zolfo colpisce come uno schiaffo: questa zona è infatti ancora geologicamente attiva e sullo sfondo si possono vedere diversi vulcani. Su uno di questi, l’Hverfjall, c’è la possibilità di salire sulla bocca del cratere. Dopo una salita di circa mezz’ora davanti agli occhi si presenta un paesaggio quasi lunare; il piccolo cono vulcanico che si innalza in mezzo al cratere sembra essere lì apposta per essere raggiunto e scalato.
Godafoss, la “Cascata degli Dei”, è la tappa successiva e deve il suo nome ad una particolare leggenda locale: nell’anno 1000 Þorgeir Ljósvetningagoði, capo dell’assemblea islandese, si convertì al cristianesimo e gettò le statue degli dei nella cascata. Questi si rifugiarono nel vicino canyon di Asbyrgi, che significa “rifugio degli dei”, e si dice che da qui continuino a vegliare sul paese. La sua forma a ferro di cavallo la rende davvero scenografica.
La Penisola di Snæfellsnes
A gennaio ho anche realizzato uno dei miei sogni: visitare la penisola di Snæfellsnes. In realtà sono stato doppiamente fortunato visto che proprio qui abbiamo visto l’aurora. La penisola viene spesso soprannominata Islanda in miniatura visto che qui si trova tutto ciò che si può ammirare nel resto dell’isola: cascate, spiagge nere, vulcani, fiordi, villaggi e paesaggi spettacolari.
Snæfellsnes si trova a poche ore di macchina dalla capitale quindi potrebbe essere la meta principale per un eventuale viaggio breve. Il mio consiglio è quello di passarci almeno due giorni pieni così da visitarla tutta con calma. Il villaggio di Grundarfjörður è perfetto come base per esplorare la penisola. Perfetto soprattutto perché si trova a soli 5 minuti in macchina da Kirkjufell, l’iconico monte a forma di cono, il cui nome significa “montagna a forma di chiesa”. E proprio ai piedi della montagna siamo riusciti ad ammirare l’aurora.
Due svantaggi di visitare l’Islanda in inverno sono la scarsità di ore di luce e la possibilità di trovarsi di fronte a numerose strade chiuse o di difficile percorrenza. Per questo non siamo riusciti a vedere tutto il bello che offre Snæfellsnes; siamo però riusciti a salire sul cratere di Saxhóll, uno dei vulcani inattivi più grandi della penisola e ancora meta poco frequentata. In realtà dalla cima (raggiungibile con 400 scalini in circa 10 minuti) si può ammirare un tramonto davvero spettacolare.
La Blue Lagoon
Prima di raggiungere la capitale c’è ancora una tappa in programma: la famosa Blue Lagoon. La Laguna Blu è probabilmente il più famoso centro termale in Islanda ed è stata inserita dal National Geographic nella Top 25 delle Meraviglie del Mondo. È sicuramente un’esperienza incredibile ed irripetibile, visto l’unicità del luogo, ma forse questo (oltre ai vari servizi offerti all’interno) non giustifica totalmente gli 83 euro della tariffa Standard.
Eccovi alcuni consigli per godervi appieno la visita:
- Prenotate con anticipo; vista la fama del luogo conviene comprare i biglietti in anticipo (noi abbiamo prenotato circa un mese prima);
- Non esiste limite di tempo alla vostra permanenza quindi meglio prenotare per la mattina o primo pomeriggio;
- La laguna si trova a circa 30 minuti da Reykjavík ed esistono collegamenti sia dalla città che dall’aeroporto di Keflavik;
- All’interno ci sono un bar (dove poter prendere qualcosa da bere) e un mud bar per le maschere di fango;
- Vista la vicinanza a Reykjavík vi potete fare tappa all’inizio del viaggio o alla fine, per riprendersi dalla fatica dei giorni precedenti
Reykjavík
Inevitabilmente Reykjavík sarà il primo e l’ultimo luogo che visiterete. Il modo migliore per godersi la piccola capitale islandese è facendo una passeggiata su Laugavegur, una strada del centro con molti negozi, ristoranti e locali. Da qui sono facilmente raggiungibili i principali luoghi di interesse. L’Hallgrimskirkja, con la sua torre di 73 metri, è il simbolo della città; massima espressione dello stile “nazionale basaltico islandese” con l’esterno che ricorda le tipiche formazioni visibili in tutta l’Islanda. Un ascensore vi porterà in cima alla torre da cui potrete osservare tutta la città e la baia.
Il lungo mare è dominato dall’Harpa Music Hall; la sua inconfondibile struttura in vetro offre giochi di luce davvero particolari. Anche l’interno dell’edificio è molto interessante e vale sicuramente una visita. Lungo la strada troverete un altro dei simboli della città: il Sun Voyager. Chiamata anche Solfar, è una scultura che ricorda un drakkar, la tipica nave vichinga, commissionata dai cittadini di Reykjavík in occasione del 200° anniversario di fondazione della città. Con essa Jon Gunnar Arnason volle trasmettere un messaggio di speranza e libertà.
Muoversi in Islanda
Il modo migliore per esplorare l’Islanda è, manco a dirlo, noleggiare un’auto in loco. Affidarsi ai mezzi pubblici o all’autostop può trasformare il viaggio in un’ardua impresa (soprattutto in inverno). Se decidete di limitarvi al Circolo d’Oro, i bus da Reykjavík sono piuttosto frequenti. Ma allontanandosi dalla capitale gli spostamenti risultano sempre più complicati.
Tutte le principali compagnie di noleggio hanno un ufficio in aeroporto; in questo modo potrete iniziare subito il vostro viaggio. Come in Italia la guida è a destra ed è valida la patente italiana. Per quanto riguarda il tipo di auto da noleggiare, questo dipende dall’itinerario scelto. Una 4×4 è sempre la scelta ideale, sia in estate che in inverno. Durante i mesi caldi il 4×4 è l’unico modo per avventurarsi sulle strade F, quelle di montagna all’interno dell’isola. In inverno, con gomme chiodate, permette di affrontare con più tranquillità le strade ghiacciate. Se il vostro itinerario estivo prevede di rimanere lungo la Ring Road allora potete optare per noleggiare una semplice utilitaria, risparmiando parecchio.
La cosa più importante da fare durante un viaggio in Islanda è controllare sempre le condizioni delle strade che si percorrono. Per farlo basta consultare il sito www.road.is e questa mappa che informano in tempo reale sulle condizioni delle strade.
Come Vestirsi in Islanda
Se il tempo non ti piace, allora aspetta cinque minuti
Questa frase è il mantra che accompagna ogni viaggio in Islanda, sia in inverno che in estate. In qualunque periodo dell’anno è possibile sperimentare tutte le stagioni in una singola giornata. Per questo è molto importante partire preparati per qualsiasi evenienza.
Partiamo dal presupposto che in Islanda difficilmente farà troppo caldo o troppo freddo: la Corrente del Golfo mantiene la temperatura tra gli 0 °C e i -5 °C in inverno e intorno ai 15/20 °C in estate. Il problema principale è infatti il forte vento che nei mesi più freddi può portare a una temperatura percepita anche di -20 °C. A questo si può anche aggiungere la pioggia, piuttosto frequente anche ad agosto.
Vestirsi a strati è dunque la soluzione migliore. Ma è inutile farlo pescando dall’armadio tutti gli indumenti più pesanti che vi capitano sotto mano. Investite piuttosto in abbigliamento tecnico di buona qualità che vi mantenga all’asciutto e al caldo.
L’intimo termico è il primo, fondamentale, strato. Durante il viaggio di dicembre non ne ho mai potuto fare a meno, sia di giorno che di sera. Personalmente, mi sono trovato molto bene con quello della Helly Hansen. In base alla vostra sensibilità al freddo potete usare una maglietta termica o indossare direttamente un pile invernale da montagna. L’ultimo strato è ovviamente la giacca; se in estate potrebbe bastare un semplice guscio antivento e impermeabile, in inverno la giacca deve essere anti tutto. Può andare bene anche una giacca da sci, a patto che sia impermeabile e non semplicemente idrorepellente. Questa che ho trovato su Amazon è perfetta e ha un rapporto qualità-prezzo davvero ottimo.
Per i pantaloni vale sempre lo stesso discorso: tecnici, impermeabili e possibilmente con rivestimento interno. Quando pioggia e neve invece si fanno intensi, un paio di copri pantaloni impermeabile può davvero fare la differenza. Capitolo scarpe; le migliori sono quelle da trekking o da escursionismo invernale: leggere (in peso), impermeabili e ben isolate. A quest’ultimo punto si può eventualmente rimediare con delle calze di lana. Questo modello de La Sportiva ha ben sopportato ogni condizione, anche un imprevisto viaggio in un fiume ghiacciato. Fondamentali sono invece i ramponcini o gli antiscivolo; più di una volta ci è capitato di dover camminare su superfici ghiacciate e questi ci hanno impedito di rovinare il viaggio.
Tra le varie ed eventuali ci sono invece i guanti (questi ad esempio sono sia touch che impermeabili), lo scaldacollo (se non volete portarvi una sciarpa), berretta di lana per proteggere le orecchie e gli scaldini per le mani e per i piedi.