Se siete esperti di città mediorientali e arabe e pensate di essere pronti per quello che troverete ad Hanoi beh, fidatevi ma non lo siete.
Il caos della capitale vietnamita ha poco a che fare con quello di città come Marrakesh, per quanto osservandoli bene si possa notare un certo ordine di fondo. Il mio primo impatto con Hanoi è difficilmente dimenticabile: caldo asfissiante, migliaia di persone per strada e milioni di motorini; ma basta poco per assimilare tutto questo a livello inconscio e innamorarsi della citta e del paese (di cui la capitale racchiude le numerose anime e sfaccettature).
Lo Spirito della Città
Mentre il resto del mondo si riprendeva a fatica dal secondo conflitto mondiale, Hanoi si è ritrovata, suo malgrado, invischiata in un altro mezzo secolo di guerra e difficoltà. Ma è stato questo periodo a trasformare la città in ciò che è adesso; una delle città più accattivanti del sud-est asiatico ma ancora “sospesa nel tempo”.
Ad Hanoi, infatti, convivono due anime: quella tradizionale delle case lunghe e dei templi aperti sulle strade e quella moderna e turistica dei grattacieli e degli hotel di lusso. Due anime che rispecchiano il resto del paese e di cui ci siamo accorti pian piano nel corso del viaggio; un nord ancora legato agli antichi riti e alla vita rurale (e dove pochi sembrano parlare inglese fuori dalla grande città) e un sud all’avanguardia e dedito al turismo (Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, ha poco da invidiare a molte città europee).
Un po’ di Storia
Nel 2010 Hanoi ha festeggiato il millenario della sua fondazione. I primi insediamenti nella zona, la seconda più fertile del paese ed attraversata dal fiume Rosso, risalgono al 3000 a.C.; per quasi un millennio fu sotto dominio dei cinesi, che nel VI secolo fecero costruire una nuova prefettura chiamata Tong Binh. Nel 1010 il primo imperatore vietnamita Li Thai To spostò qui la capitale del regno e ribattezzò la città Thang Long (“dragone che si alza in volo“) dopo aver visto un dragone alzarsi in volo dal Fiume Rosso.
Nei secoli successivi la città cambiò più volte padrone: cinesi, francesi e, per un breve periodo, giapponesi. Nel 1802 la capitale fu spostata a Hue dalla dinastia Nguyen ma fu riportata ad Hanoi dai francesi alla fine del secolo. Ho Chi Minh, leader dei Viet Minh, nel 1945 guidò la liberazione del Paese e proclamò la nascita della Repubblica Democratica del Vietnam, confermando la città come capitale. Titolo che rimase anche dopo la riunificazione del paese nel 1976.
Con l’adozione delle Doi Moi, le riforme economiche che hanno aperto il paese ai mercati internazionali, la città ha conosciuto un periodo di grande crescita che continua ancora oggi; ne sono il simbolo l’Hanoi Lotte Center e il Landmark 72.
Cosa vedere ad Hanoi
Nel corso del nostro viaggio abbiamo dedicato ad Hanoi due giorni pieni, il primo e l’ultimo. Ovviamente non bastano per vedere tutto ciò che la città offre ma sono sufficienti per le cose più importanti. Il modo migliore per girare la città è a piedi perché:
- In macchina passereste tutta la giornata in mezzo al traffico
- Guidare il motorino qui sembra più una gara di sopravvivenza
L’alternativa migliore è usare Grab, un servizio praticamente identico a Uber, in cui la maggior parte dei rider utilizza i motorini. L’abbiamo usata parecchie volte nelle città senza mai avere problemi; anzi, i problemi li abbiamo avuti l’unica volta che abbiamo provato a prendere un taxi “ufficiale”.
Come la stragrande maggioranza delle città asiatiche, gran parte della vita degli abitanti si svolge per strada. Avventuratevi tra le strade del Quartiere Vecchio e immergetevi nelle frenetiche giornate dei vietnamiti; mentre camminate, intorno a voi si concludono affari e si tengono serrate trattative (in cui bene o male verrete coinvolti anche voi, prima o poi). Alcuni marciapiedi si trasformano in veri e propri ristoranti a cielo aperto e di sera la movida invade l’intera via.
Il Lago Hoan Kiem
La vicinanza del Fiume Rosso ha favorito nel passato la creazione dei numerosi laghi che costellano la città. Il più famoso è quello di Hoan Kiem, o Lago della Spada Restituita; come spesso accade da queste parti il nome risale ad una leggenda: nel XV secolo una tartaruga gigante emerse dalle acque del lago per riprendersi la spada magica usata da Le Loi per sconfiggere i cinesi; da qui l’accattivante nome.
Attraversate il ponte The Huc per raggiungere l’isolotto su cui sorge il Tempio Ngoc Son (Montagna di Giada). Qui potrete avere un primo assaggio della devozione con cui i vietnamiti si accostano a questi luoghi. La religione è un miscuglio di confucianesimo (importato dai cinesi), buddhismo (arrivato dall’India) e taoismo; non esiste una vera e propria distinzione tra le tre, tanto che si pensa facciano parte di una trinità nota come Tam Giao. Le pagode buddhiste sono le più diffuse ma in città si possono ammirare numerosi templi e altari dedicati a Confucio.
Il lago è un ottimo punto di partenza per visitare il Quartiere Vecchio e il Quartiere Francese (si trova a metà strada tra i due); ogni tanto fermatevi ad osservare mentre camminate lungo le sponde: troverete chi pratica tai chi, chi fa jogging, uomini che giocano ad un gioco simile alla dama e anche chi, fissando la Torre della Tartaruga (sull’isola a sud) aspetta di vedere emergere le famose tartarughe giganti (la cui osservazione porterebbe fortuna)
Il Tempio della Letteratura
Il Tempio della Letteratura è probabilmente il più importante della città, sicuramente il più bello. Al suo interno riuscirete a dimenticarvi dei rumori della città e, perché no, meditare qualche minuto davanti al Pozzo della Celeste Chiarezza. Il Tempio fu anche la prima università del paese, compito che assolse dal 1070 fino al 1919; inizialmente destinata ai figli dei regnanti, pian paino venne aperta anche a quelli dei mandarini e a ogni candidato ritenuto meritevole.
Dedicato a Confucio, fatto che lo salvò dalle incursioni mongole e cinesi, dimostra lo straordinario rispetto che i vietnamiti hanno per la cultura; qui infatti, tradizionalmente, un insegnante è più stimato di un medico.
Superato il Grande Portico vi troverete nel primo cortile con davanti a voi la Grande Porta di Mezzo. I pesci sul tetto si riferiscono agli studenti, che aspirano a laurearsi così come la carpa aspira a diventare dragone. Superata la porta vi troverete nel cortile centrale del complesso e davanti a voi la Costellazione della Letteratura. Questo padiglione fu costruito nel 1802 come “compensazione” per il trasferimento dell’università a Hue.
La vista del Pozzo indica che siete giunti nel Giardino delle Stele; fermatevi un attimo a contemplare le stele di pietra che vi circondano, qui sono stati scolpiti i nomi di 1306 laureati tra il 1484 e il 1779. Al Politecnico di Milano questo numero si raggiunge, forse, in una sola sessione di laurea; immaginate quale onore potesse essere venire ammessi come studente in questo luogo.
La Grande Casa delle Cerimonie e la Sala Thai Hoc sono i due edifici più grandi, separati dal cortile Khai Thanh (accidentalmente bombardato nel 1947 dai francesi); nel primo si trova una statua di Confucio accompagnata da quelle di quattro suoi discepoli, nel secondo si rende omaggio a tre grandi re del passato.
Piazza Ba Dinh
Il severo edificio in cui riposa Ho Chi Minh domina piazza Ba Dinh. Proprio in questa piazza, il 2 Settembre 1945 il leader dei Viet Minh proclamò l’indipendenza del paese. A pochi metri dal Mausoleo il museo dedicato allo Zio Ho conserva manufatti, lettere e ricordi del rivoluzionario e della sua famiglia. Per entrare nel Mausoleo dovrete molto probabilmente mettervi in fila con i locali, per i quali la visita corrisponde a un vero e proprio pellegrinaggio; difficilmente si può trovare zona più sacra in Vietnam.
Dirigendovi verso nord potrete ammirare lo sfarzoso palazzo presidenziale, costruito in stile rinascimentale italiano come sede del governatore di Indocina. Ho si rifiutò di vivere in questo castello preferendo stabilirsi nel vicino Quartiere dei Servi e, dal 1958 al 1969, in una palafitta (tributo alle minoranze etniche del paese
La Cattedrale di San Giuseppe
La dominazione francese ha portato, abbastanza prevedibilmente, ad una discreta diffusione del cattolicesimo nel paese (solo ad Hanoi i cattolici sono 300.000). Proprio un transalpino costruì la Cattedrale, dedicata a San Giuseppe, nel 1886. Il clima tropicale non è stato clemente con la facciata, costituita da mattoni rivestiti in cemento, che ha assunto un carattere molto cupo e gotico. La costruzione riprende quella di Notre Dame a Parigi, con le due torri campanarie a lato della facciata centrale. Il giorno che abbiamo provato a visitarla era inspiegabilmente chiusa (non c’erano avvisi e da orario sarebbe dovuta essere aperta) ma vale la pena anche solo ammirarla da fuori.