“Se il tempo in Islanda non ti piace aspetta cinque minuti…”
Questa è la massima che ci ha accompagnato, per altro senza successo, per la seconda metà del viaggio (se vi siete persi la prima cliccate qui).
Il Viaggio Riprende
Ma torniamo dove ci eravamo lasciati la volta scorsa, sulla strada verso Egilsstadir. Questa è considerata l’unica vera cittadina dell’Islanda orientale con i suoi ben 2000 abitanti. Da qui non potete non fare una deviazione verso la piccola Seyðisfjörður, piccolo paese dall’animo artistico che in realtà non offre chissà quali attrazione. Può essere però piacevole fare una passeggiata tra le piccole case colorate o lungo la rainbow walk che porta alla chiesa. Se vi sentite avventurosi potete anche noleggiare un kayak e fare una gita lungo il fiordo.
Il giorno successivo è finalmente il momento di dirigersi verso il nord dell’isola; il passaggio attraverso una galleria sembra catapultarci in un paese completamente diverso da quello visitato finora. Tutto a un tratto il sole ci abbandona e lascia spazio a nuvole colme di pioggia. I verdi prati lungo la strada vengono sostituiti da un paesaggio post-nucleare.
La prima tappa è Dettifoss, la cascata più potente d’Europa con picchi in estate di 1,5 milioni di litri di acqua al secondo! Il salto di 44 metri è impressionante, anche perché il sentiero permette di arrivarci davvero vicino. Da qui proseguiamo direttamente verso Husavik perché il maltempo ci impedisce il trekking al canyon di Asbyrgi. Husavik è soprannominata “la capitale del whalewatching”; purtroppo però il maltempo di quei giorni ci ha costretto a rinunciare all’uscita.
Dove Riposano gli Dei
Facciamo quindi rotta verso l’interno per raggiungere il lago Myvatn e le sue acque azzurro acceso. Lungo la strada non ci sono molti posti dove lasciare la macchina ma riusciamo a trovare una stradina sterrata dove fermarci per ammirare il panorama. L’odore di zolfo ci colpisce come uno schiaffo: questa zona è infatti ancora geologicamente attiva e sullo sfondo si possono vedere diversi vulcani. Uno di questi, l’Hverfjall, è la nostra prossima tappa visto che c’è la possibilità di salire sulla bocca del cratere.
Dopo una salita di circa mezz’ora ci si presenta davanti un paesaggio quasi lunare; il piccolo cono vulcanico che si innalza in mezzo al cratere sembra essere lì apposta per essere raggiunto e scalato. Seguendo Alessandro ci fiondiamo giù per le pendici interne del vulcano senza badare al vento e a quella fastidiosissima pioggerellina che si infila dappertutto. “Piantata la bandiera” anche all’interno del vulcano è il momento dell’ultima tappa di giornata: Godafoss.
Godafoss, la “Cascata degli Dei”, deve il suo nome ad una particolare leggenda locale: nell’anno 1000 Þorgeir Ljósvetningagoði, capo dell’assemblea islandese, si convertì al cristianesimo e gettò le statue degli dei nella cascata. Questi si rifugiarono nel vicino canyon di Asbyrgi, che significa “rifugio degli dei”, e si dice che da qui continuino a vegliare sul paese. La sua forma a ferro di cavallo la rende davvero scenografica.
Rotta su Reykjavík
In serata arriviamo ad Akureyri, la seconda area urbana dell’Islanda. La cittadina è carina e più “viva” dei precedenti centri abitati ma quel giorno l’attenzione degli abitanti era rivolta ad un luogo particolare. All’Akureyrarvollur, la squadra di casa ospita il temuto Stjarnan; da bravi italiani non possiamo che andare a fare il tifo nel “bollente” catino islandese. I 15 minuti più freddi della nostra vita terminano con il saluto ai giocatori di casa davanti all’entrata degli spogliatoi con questi ultimi tra l’imbarazzato e il felice per dimostrazioni di affetto evidentemente mai viste.
Trovarsi in città permette una piacevole digressione da sandwich del supermercato e affettati. L’Hamborgarafabbrikan, la “Fabbrica degli Hamburger”, è un piacevole american diner vicino al lungo mare dove potete gustare un sostanzioso hamburger senza farvi spennare come nella maggior parte dei ristoranti.
La pioggia battente del penultimo giorno ci costringe a rivedere profondamente l’itinerario. Riusciamo solamente a dare una rapida occhiata a Hvitserkur, un faraglione basaltico che si trova a qualche centinaio di metri dalla costa della penisola di Vatnsnes. Raggiungiamo Hvammstangi per l’ultima notte di viaggio e per preparaci a raggiungere Reykjavik.
La Blue Lagoon
Prima di raggiungere la capitale c’è ancora una tappa in programma: la famosa Blue Lagoon. La Laguna Blu è probabilmente il più famoso centro termale in Islanda ed è stata inserita dal National Geographic nella Top 25 delle Meraviglie del Mondo. È sicuramente un’esperienza incredibile ed irripetibile, visto l’unicità del luogo, ma forse questo (oltre ai vari servizi offerti all’interno) non giustifica totalmente gli 83 euro della tariffa Standard.
Eccovi alcuni consigli per godervi appieno la visita:
- Prenotate con anticipo; vista la fama del luogo conviene comprare i biglietti in anticipo (noi abbiamo prenotato circa un mese prima);
- Non esiste limite di tempo alla vostra permanenza quindi meglio prenotare per la mattina o primo pomeriggio;
- La laguna si trova a circa 30 minuti da Reykjavík ed esistono collegamenti sia dalla città che dall’aeroporto di Keflavik;
- All’interno ci sono un bar (dove poter prendere qualcosa da bere) e un mud bar per le maschere di fango;
- Vista la vicinanza a Reykjavík vi potete fare tappa all’inizio del viaggio o alla fine, per riprendersi dalla fatica dei giorni precedenti
Reykjavík
Terminato il periodo relax è il momento di una visita a Reykjavík. Il modo migliore per godersi la piccola capitale islandese è facendo una passeggiata su Laugavegur, una strada del centro con molti negozi, ristoranti e locali. Da qui potete facilmente raggiungere i principali luoghi di interesse. L’Hallgrimskirkja, con la sua torre di 73 metri, è il simbolo della città; massima espressione dello stile “nazionale basaltico islandese” con l’esterno che ricorda le tipiche formazioni visibili in tutta l’Islanda. Un ascensore vi porterà in cima alla torre da cui potrete osservare tutta la città e la baia.
Il lungo mare è dominato dall’Harpa Music Hall; la sua inconfondibile struttura in vetro offre giochi di luce davvero particolari. Anche l’interno dell’edificio è molto interessante e vale sicuramente una visita. Lungo la strada troverete un altro dei simboli della città: il Sun Voyager. Chiamata anche Solfar, è una scultura che ricorda un drakkar, la tipica nave vichinga, commissionata dai cittadini di Reykjavík in occasione del 200° anniversario di fondazione della città. Con essa Jon Gunnar Arnason volle trasmettere un messaggio di speranza e libertà.
La nostra ultima sera trascorre come la maggior parte di quelle precedenti: tutti seduti in salotto a giocare a Lupi tra mille risate e a riguardare qualche foto, ricordando i meravigliosi momenti degli 8 giorni precedenti che hanno trasformato 14 sconosciuti in una piccola grande famiglia.