Quando si inizia a pensare alle mete per le vacanze estive in Italia il lotto dei nomi è, quasi, sempre lo stesso: Sardegna, Puglia, Sicilia… Raramente il Friuli Venezia Giulia rientra nel lotto delle possibili alternative.
Non considerare la regione più nord-orientale d’Italia può però rivelarsi un grosso errore. Proprio come l’Abruzzo infatti, il Friuli Venezia Giulia offre tantissimi ambienti diversi: c’è la costa adriatica con Trieste e Grado, ci sono le colline e le vigne della Carnia, la pianura centrale dove si trova Udine e infine l’ambiente alpino delle Dolomiti Friulane e delle Alpi Carniche. Oltre a fornire attrattive per tutti i gusti, un altro vantaggio è il fatto di poter raggiungere qualsiasi luogo in circa un’ora di strada trovando alloggio tra Udine e i suoi dintorni.
Noi, ad esempio, abbiamo subito indirizzato la ricerca verso san Daniele del Friuli, non soltanto per essere circondati da deliziosi prosciuttifici ma anche per la sua posizione centrale e vicina alle principali arterie stradali. Altro punto a favore del piccolo borgo la vicinanza al Tagliamento che ci ha regalato diversi magnifici tramonti goduti sulle sue sponde. In 7 giorni pieni ci siamo goduti la maggior parte delle bellezze di questa regione, concedendoci anche un pranzo stellato in quel paradiso che è L’Argine a Vencò di Antonia Klugmann.
Qui sotto trovate tutti i luoghi che abbiamo visitato; purtroppo non ci siamo spinti fino a Trieste o fino a Sauris e Forni, una ragione in più per tornare ad esplorare questo bellissimo angolo d’Italia.
Il Nord-Est, tra Italia e Slovenia
Il primo e l’ultimo giorno del nostro viaggio li abbiamo dedicati ad esplorare l’area del Friuli Venezia Giulia al confine con la Slovenia. Questa è una delle zone più famose della regione visto che qui si trovano i Laghi di Fusine, una vera e propria meraviglia della natura.
Il Fontanone di Goriuda
La nostra prima tappa è però al Fontanone di Goriuda, che si trova lungo la strada per raggiungere Fusine. Siamo in Val Raccolana, pochi chilometri prima di Sella Nevea, in località Pian della Sega. La strada che attraversa la valle, la SP76, corre tra boschi, torrenti e montagne e la percorriamo fino ad arrivare all’Agriturismo Al Fontanon da cui si può già intravedere la cascata e nei cui dintorni si possono trovare spiazzi per lasciare la macchina.
Da qui parte il breve sentiero che in circa 15 minuti porta direttamente alla cascata e al limpidissimo specchio d’acqua dove termina la sua caduta. Una delle particolarità di questo luogo è il fatto di poter camminare nella conca dietro la cascata, un po’ come si può fare a Seljalandsfoss, in Islanda. Lo spettacolo è assicurato ma ricordatevi di fare attenzione alle rocce scivolose.
I Laghi di Fusine
Se avete un profilo Instagram non potete non conoscere i Laghi di Fusine, uno dei posti più magici del Friuli Venezia Giulia. Le foto di questo luogo meraviglioso popolano i nostri feed per tutto l’anno visto che ogni mese è buono per una visita. In estate le montagne e il bosco di larici e abeti esplodono di verde, in autunno sono il paradiso del foliage mentre in inverno la neve, che qui abbonda, offre scorci meravigliosi.
Nonostante fosse la domenica di Ferragosto la situazione non era così tragica come ce la aspettavamo. Certo, il parcheggio ufficiale era già pieno da ore ma per fortuna siamo riusciti a lasciare la macchina lungo Via dei Laghi, pochi metri prima dell’accesso a pedaggio. Da qui ai laghi ci vogliono circa 20 minuti per una camminata di 1,5 chilometri.
Il primo lago che incontrerete è il Lago Inferiore, il più grande, chiamato così per distinguerlo dal Lago Superiore. I due laghi distano circa 100 metri e sono collegati per via sotterranea: il Superiore alimenta l’Inferiore. La conca in cui ci troviamo è dominata dai monti Mangart e Picco di Mezzodì. Vista la particolare conformazione della valle, questo è uno dei posti più freddi d’Italia tanto che, nella stagione invernale, i laghi sono quasi sempre ghiacciati.
Il modo migliore per vedere i due laghi è quello di percorrere il facile sentiero ad anello che ne percorre il perimetro. I sentieri sono facili ed ampi, davvero adatti a tutti. L’anello, lungo 4 chilometri si percorre in circa 1 ora e mezza anche se le soste fotografiche allungheranno notevolmente i tempi.
Difficile dire quale dei due laghi sia più bello; il Superiore è sicuramente più selvaggio e meno affollato, in compenso il sentiero attorno al Lago Inferiore offre punti panoramici davvero impagabili.
Le Malghe del Montasio
L’ultimo giorno siamo ritornati verso il confine sloveno fermandoci questa volta a Sella Nevea. Questa piccola località sciistica è il punto di partenza dell’escursione che ci porterà tra le malghe che popolano l’Altopiano del Montasio, dominato dall’imponente Jof di Montasio.
L’escursione, escluso il primo tratto in salita, è piuttosto facile visto che per la maggior parte del tempo il dislivello è praticamente nullo. Lungo i 12 chilometri di camminata si trovano diverse malghe, dove è possibile acquistare prodotti locali, e il rifugio Giacomo di Brazzà, dove ci siamo fermati per pranzo (prenotazione fortemente consigliata, soprattutto durante i weekend estivi).
Si parte dal parcheggio antistante l’ex caserma della Guardia di Finanza da cui partiamo seguendo il segnavia CAI 625 e risalendo il tratto che segue la linea della sciovia. Al terzo pilone si piega a destra e ci si inoltra in una pista forestale nel bosco che continua a salire fino a raggiungere i 1550 metri di quota. Questi primi 2 chilometri sono senza dubbio i più faticosi perché tutti in salita ma da qui in avanti è una passeggiata. Prestate attenzione ai cartelli “Giro delle Malghe” e ai segnavia che ci sono ma spesso sono sbiaditi e non proprio chiari.
Terminata la salita si inizia a seguire il sentiero CAI 624, praticamente in piano, fino al Casere Parte di Mezzo. Siamo proprio al centro dei Piani di Montasio e da qui decidiamo di fare una deviazione fino al rifugio per un pranzo rigenerante a base di frico e polenta. Dopo pranzo ci concediamo qualche minuto di riposo all’ombra degli alberi a valle del rifugio con falchi e grifoni che planano sopra le nostre teste.
Ultima tappa, prima degli ultimi chilometri fino a Sella Nevea, al Casere Pecol, un’altra malga dove abbiamo comprato un po’ di formaggio locale, il mitico Montasio.
Le Dolomiti Friulane
Seppur meno famose delle loro vicine, anche le Dolomiti Friulane sanno offrire panorami unici. Parte delle Prealpi Carniche, si estendono tra la provincia di Udine e quella di Pordenone e si caratterizzano per ampie vallate incastonate tra imponenti vette dolomitiche. Questo territorio è l’ideale per gli appassionati di trekking e arrampicata visto l’elevato numero di itinerari a disposizione. Attenzione però, le Dolomiti Friulane vi metteranno a dura prova: al contrario di quelle trentine e bellunesi, qui non è possibile utilizzare gli impianti di risalita; l’unica via è partire dal fondovalle.
Il Campanile di Val Montanaia
Il sentiero che porta fino ai piedi del Campanile di Val Montanaia è uno dei più suggestivi del Friuli Venezia Giulia. Questa guglia alta 240 metri si innalza maestosa al centro della vallata ed è una delle scalate più famose delle Prealpi Giulie. Ai piedi del Campanile si trova anche il piccolo ma suggestivo Bivacco Perugini.
Punto di partenza dell’escursione è il rifugio Pordenone, facilmente raggiungibile con la strada che parte da Cimolais; ai piedi del rifugio c’è anche un’area di parcheggio dove poter lasciare la macchina. Durante il periodo estivo la strada è a pagamento (6 €), a inizio e fine stagione l’accesso è libero mentre in inverno rimane chiusa causa neve.
Il Pordenone è punto di partenza di diversi trekking che si inoltrano nella Val Cimoliana e il parcheggio non è grandissimo; per questo il mio consiglio è quello di cercare di arrivare in prima mattinata (verso le 8:00/9:00) così da potervi godere in tranquillità l’escursione.
Quando all’inizio parlavo di sentiero in realtà ho detto una piccola bugia; dovete infatti sapere che per raggiungere il bivacco e il Campanile non esiste un sentiero. O meglio, non ne esiste uno fisso. Esclusi infatti i primi 20 minuti che seguono la partenza dal rifugio e che si sviluppano in un bosco, il resto del percorso si svolge su un enorme ghiaione che percorre l’intera vallata. Per sua natura il ghiaione è instabile e mutevole quindi il “sentiero”, in sostanza, cambia ogni anno. Per nostra fortuna i segnavia CAI sono piuttosto frequenti lungo la via; laddove non li troviate è il caso di affidarsi all’intuito e all’esperienza per trovare il percorso più agevole.
Quando vi troverete sul ghiaione non fatevi prendere dalla fretta di salire; la pendenza elevata e la relativa instabilità richiedono pazienza e attenzione. Procedete al ritmo che ritenete più opportuno, il Campanile non scappa. Specialmente in estate è meglio affrontare questa parte la mattina presto visti i pochi punti d’ombra. Obbligatori acqua, crema solare e occhiali da sole.
La parte di percorso che segue il torrente è quello che presenta alcuni punti un pochino più tecnici. In alcuni di questi passaggi sarebbe prudente aiutarsi con le mani e mettere via i bastoncini. Questo tratto rappresenta l’ultima fatica: i prati, che ricompaiono quasi come un miraggio, indicano che mancano circa 30 minuti alla nostra meta. Superati gli ultimi tornanti, la sagoma rossa del bivacco compare proprio davanti ai nostri occhi e, alla nostra sinistra, l’immenso Campanile.
L’area attorno al bivacco è perfetta per riposarsi e fermarsi ad ammirare il panorama. L’escursione potrebbe anche concludersi qui ma il mio consiglio è quello di arrivare fino alla Forcella Montanaia, chiaramente visibile e che si trova a quota 2334 metri. Da questo punto privilegiato si gode del miglior panorama sul Campanile, solitario in mezzo alla vallata. Raggiungere la forcella non è una passeggiata; anche in questo caso vi troverete ad affrontare un esteso ghiaione, non troppo banale nell’ultimo tratto. Mettete in conto un’oretta per salire e scendere.
Per tornare al Pordenone il “sentiero” da seguire è lo stesso dell’ascesa; ancor più che durante la salita dovrete prestare attenzione a dove mettete i piedi. Basta una piccola disattenzione per mettere un piede in fallo e trovarsi a fare metà discesa con una caviglia dolorante (e parlo per esperienza personale). Arrivati al rifugio non resta che una cosa da fare: provare una bella fetta di torta fatta in casa come ricompensa per la fatica.
Le Città d’Arte
Tra una gita in montagna e l’altra abbiamo dedicato due giorni alla visita di Udine e Aquileia (quest’ultima seguita da una tappa in spiaggia a Grado). Entrambe sono davvero interessanti, specialmente per il loro patrimonio artistico: la prima è la città del Tiepolo, la seconda invece conserva ancora fantastiche rovine romane.
Udine
Udine si trova proprio al centro del Friuli Venezia Giulia, città universitaria e salotto buono della regione, deve tanto alla dominazione veneziana che ha lasciato in dote piazze e palazzi.
La città si sviluppa attorno al Castello e alla bellissima Piazza della Libertà, che è anche il luogo perfetto da cui iniziare la nostra visita. Tutto in questa piazza ci parla di Venezia, non solo i tre leoni di San Marco che compaiono qua e là ma anche la Loggia del Lionello, costruita proprio dai veneziani per ospitare il Comune. Di fronte si trova la Loggia di San Giovanni con la Torre dell’Orologio, simbolo della città. Sulla sinistra si trova l’Arco Bollani, la via di accesso al Castello. La ripida salita è affiancata da un altro porticato, quello del Lippomano.
Lasciamo la piazza per dirigerci verso la Cattedrale dedicata a Santa Maria Annunziata. La facciata gotica-romanica nasconde un piccolo tesoro barocco fatto di affreschi e statue. Tra le tante opere, iniziamo ad ammirarne alcune di Giambattista Tiepolo: l’altare con la Pala della Santissima Trinità nella prima cappella, la pala raffigurante i Santi Ermacora e Fortunato nella seconda e, infine, la cappella del Santissimo Sacramento tutta decorata con affreschi.
A due passi dal Duomo si trova il Palazzo Patriarcale, così chiamato per aver ospitato i Patriarchi di Aquileia dal 1593 al 1751. Oggi ospita il Museo Diocesano e le Gallerie del Tiepolo, fiore all’occhiello della città friulana. Vista l’importanza è sempre meglio prenotare la visita; noi siamo stati fortunati e siamo riusciti a visitare il museo senza farlo (ma era pur sempre mercoledì 18 agosto in periodo Covid). Queste mura ospitano gli affreschi più famosi dell’artista friulano, iniziando dalla Caduta degli Angeli Ribelli che abbellisce il soffitto dello Scalone d’Onore. Da qui in poi è un continuo susseguirsi di meraviglie iniziando dalla sontuosa biblioteca e finendo nella Galleria degli Ospiti. Questa sala, usata come “anticamera” alla sala del trono fu completamente affrescata con storie dell’Antico Testamento raffiguranti Abramo, Isacco e Giacobbe.
Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo – Biglietto Intero: 8 €
Aquileia
Per l’importanza che ebbe nei suoi 2200 anni di storia e per la bellezza dei suoi siti archeologici, Aquileia è stata rinominata la Seconda Roma. Un soprannome ingombrante ma meritato: qui Massimiamo stabilì l’altra sede imperiale (oltre quella milanese) e da qui San Marco diede il via alla diffusione del Cristianesimo in tutto l’occidente.
Pur meno turistica rispetto ad altre città del Friuli Venezia Giulia come Trieste o Udine, rimarrete stupiti dalla quantità di tesori che custodisce Aquileia; non a caso nel 1998 entrò a far parte dei Patrimoni UNESCO. Da qualche anno poi le attività di scavo sono in pieno fermento e portano alla luce ogni anno nuove rovine.
Simbolo della città è la Basilica di Santa Maria con il suo campanile. Fondata da Teodoro nel 313, la chiesa è famosa per l’immenso mosaico che decora il pavimento delle tre navate e che rappresenta innumerevoli figure di piante, animali e anche persone. I sotterranei della basilica conservano due cripte, le aule teodoriane. La Cripta degli Affreschi si trova sotto il presbiterio ed è interamente decorata da affreschi di epoca bizantina con storie della vita di Gesù e Maria e di S. Ermacora e S. Marco. Alla sinistra dell’entrata si trova invece la Cripta degli Scavi dove si trovano resti e mosaici di ben quattro epoche diverse.
A due passi dal campanile, dove un tempo si trovava una stalla, oggi si trova il Museo “Domus e Palazzo Episcopale“; esso espone numerosi reperti che rappresentano 500 anni di storia della città. I mosaici esposti provengono in parte dall’ex palazzo episcopale e in parte dalla sala di un’ampia domus romana. Altri splendidi mosaici sono conservati nella SudHalle, un’aula adiacente al battistero; il più famoso è il Mosaico del Pavone che rappresenta un pavone nell’atto di fare la ruota, simbolo di resurrezione ed eternità.
A circa 500 metri dalla Basilica si trovano il Foro e il Porto Fluviale, il cuore amministrativo, religioso ed economico della città. Il primo è il complesso più antico di Aquileia e della grande piazza centrale rimangono oggi le colonne del braccio orientale del portico. Il grande porto si trovava lungo il fiume Natissa, all’epoca largo quasi 50 metri; le banchine di pietra seguivano il suo corso per circa 350 metri e prevedevano due tipi di ormeggi, uno verticale e uno orizzontale che venivano utilizzati in base alla marea del momento. Alle spalle delle banchine si trovavano magazzini, stazioni doganali, e un villaggio per i marinai, ancora in parte visibili percorrendo la via Sacra che vi riporterà alla Basilica.
Basilica + Cripta degli Scavi + Cripta degli Affreschi – Biglietto Intero: 5 €
Aula Cromaziana + Battistero + Domus/Palazzo Episcopale – Biglietto Intero: 5 €
I Borghi del Friuli Venezia Giulia
L’eterogeneità dei paesaggi del Friuli Venezia Giulia si riflette inevitabilmente sui suoi borghi; dai borghi di pescatori affacciati sull’Adriatico, a quelli fortificati sulle colline della Carnia fino ai piccoli centri alpini sulle montagne. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e probabilmente non basterebbe una sola settimana per vederli tutti per bene. Pur passando per i borghi di Tramonti di Sopra e di Sacile, l’unico che abbiamo visitato in maniera approfondita è quello di Cividale del Friuli.
Cividale del Friuli
Se dico Cividale, la prima cosa che vi viene in mente sarà di sicuro il suo celebre Ponte del Diavolo; in realtà questo piccolo borgo è davvero molto di più. Passeggiare per le strade lastricate della parte antica, anch’essa patrimonio UNESCO come Aquileia, vuol dire infatti immergersi in una storia più che millenaria.
Fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Julii (da cui il nome Friuli), nel 586 d.C. divenne sede del primo Ducato Longobardo in Italia per poi diventare residenza ufficiale del vassallo dell’Imperatore di Germania. Tutte queste “anime” sono ben visibili tra le piazze e i vicoli, a partire dalla Piazza del Duomo: davanti al Palazzo del Comune si trova infatti una statua dedicata al fondatore.
Dalla piazza imbocchiamo Corso Paolino d’Aquileia che ci porta fino al Ponte del Diavolo. Leggenda vuole che i cividalesi richiesero l’aiuto del diavolo per la costruzione del ponte, piuttosto complessa. Egli chiese però in cambio l’anima di chi avrebbe attraversato il ponte per primo; stretto il patto, il Diavolo costruì il ponte in una sola notte. La mattina seguente, mentre il diavolo aspettava il primo viandante, i cittadini fecero attraversare il ponte ad un animale, costringendo Satana ad accettare l’anima di quest’ultimo.
Sebbene la vista dall’alto sia molto suggestiva, il mio consiglio è quello di prendere la scalinata che porta fino al greto del fiume per ammirare il ponte dal basso in tutta la sua bellezza.
Risaliti e riattraversato il ponte, rientriamo verso il centro storico e in pochi passi ci troviamo di fronte all’Ipogeo Celtico (purtroppo chiuso causa Covid quando siamo andati noi). L’Ipogeo è un insieme di stanze sotterranee; non sappiamo bene quale fosse il suo utilizzo visto che è unico in tutto il Friuli Venezia Giulia ma pare possa essere stato usato come catacomba o come carcere sotterraneo.
Proseguendo su via Monastero Maggiore si arriva ad un altro gioiello di Cividale: il Monastero di Santa Maria in Valle con il Tempietto Longobardo. Quest’ultimo venne usato come oratorio dalle monache fino a fine Ottocento e rappresenta un unicum per tutto l’Occidente, in particolare per il grande arco completamente decorato. All’esterno del monastero si trova un delizioso giardino coltivato a vigna, con un bel panorama sul Ponte del Diavolo.
Ultima tappa della nostra visita di Cividale è la piccola chiesa di San Biagio, raggiungibile con una passerella direttamente dal Monastero. La particolarità di questa chiesa, che risale alla seconda metà del Quattrocento, è la facciata completamente affrescata e davvero di grande effetto.
Monastero di S. Maria in Valle e Tempietto Longobardo – Biglietto Intero: 4 €
Il Tagliamento
Il veloce scorrere delle acque del grande fiume ci hanno tenuto compagnia per molti dei nostri tramonti friulani. San Daniele del Friuli si trova infatti a pochi chilometri dal Tagliamento e dalle sue “spiagge”. Esatto, l’ampio alveo del fiume crea numerosi canali inframmezzati da lingue di sabbia dove è possibile stendere gli asciugamani e godersi un po’ di frescura in acqua. Quelle più belle si trovano nei dintorni di Cimano (accesso vicino al ponte di Cornino) e di Pinzano (nei pressi della trattoria Al Vecjo Traghet).
Riserva Naturale Lago di Cornino
A due passi dal Tagliamento si trova il Lago di Cornino, fulcro della riserva naturale che comprende anche parte dell’alveo del fiume. Questo lago è uno dei più spettacolari del Friuli Venezia Giulia, soprattutto per la limpidezza delle sue acque. Il lago è alimentato direttamente dalla falda freatica e questo garantisce un continuo ricambio delle acque. Dall’ingresso della riserva partono diversi sentieri ad anello che portano a diversi punti panoramici da cui ammirare il lago.
La riserva, oltre che per la bellezza del lago, è famosa per essere, da quasi 40 anni, impegnata in un progetto per la conservazione del grifone. I grifoni appartengono alla famiglia degli avvoltoi e grazie agli sforzi fatti in questi anni oggi è presente una colonia nidificante. Passeggiando sul sentiero alzate di tanto in tanto lo sguardo e potrete ammirarli volare proprio sopra le vostre teste.
La Val Tramontina
Insieme a Valcellina, Valle del Tagliamento e Val Colvera, la Val Tramontina è una delle quattro valli più famose delle Dolomiti Friulane. Fino a qualche decennio fa, questa valle era la più popolata del territorio; oggi invece la maggior parte dei borghi sono abbandonati o si animano solo d’estate. Ciò ne ha però aumentato a dismisura il valore naturalistico che in questi ultimi anni ha attirato decine di appassionati di montagna. La principale attrattiva della valle, oltre ai tre borghi di Tramonti di Sopra, Tramonti di Mezzo e Tramonti di Sotto, sono sicuramente le Pozze Smeraldine.
Pozze Smeraldine
Quando, nel 2014, il Guardian inserì questo angolo di Friuli Venezia Giulia tra le 10 piscine naturali più belle d’Italia le Pozze Smeraldine erano conosciute solamente da alcuni abitanti della valle. Da quel momento, la fama di questo luogo è aumentata a dismisura, tanto da farlo diventare uno dei più visitati della regione.
Le Pozze si trovano lungo il percorso del torrente Meduna che, per secoli e secoli, ha scavato un canyon che ha dato origine a centinaia di piscine naturali dall’acqua limpidissima. A rendere ancora più incredibile il colore verde smeraldo dell’acqua ci sono le rocce bianchissime che circondano l’acqua e che creano piccole spiaggette dove riposarsi. Anche in estate le acque del torrente sono davvero fredde ma un breve bagno ha un effetto davvero corroborante.
Arrivare alle Pozze Smeraldine è semplicissimo visto che il sentiero è iper-segnalato. Per raggiungerle potete lasciare la macchina a Tramonti di Sopra, dove si trovano dei parcheggi piuttosto ampi al bivio per via Pradiel. A quel punto imboccate la strada asfaltata che in breve tempo diventerà un ampio e comodo sentiero; lungo il percorso incontrerete la Sorgente Sgurlina dove poter riempire le borracce. In circa 35 minuti le piscine inizieranno a comparire davanti ai vostri occhi.
Soprattutto durante la stagione estiva (e ancor di più nei fine settimana) il numero di persone che raggiunge questa meta può essere davvero esagerato. La maggior parte delle persone però tende a fermarsi nelle prime piscine; il mio consiglio è dunque quello di inoltrarsi lungo il canyon per trovare la vostra pozza “personale”.
Alcune raccomandazioni:
- Ci troviamo pur sempre in una zona di montagna: venite vestiti adeguatamente, il che vuol dire no infradito visto che le rocce possono diventare scivolose;
- Lungo il percorso non ci sono aree di ristoro, portatevi acqua e cibo;
- In Val Tramontina è elevato il pericolo di trovare zecche, rimanete sul sentiero e non entrate nell’erba alta;
- In tutta la zona non c’è segnale telefonico.
Grotte di Pradis
Prima delle Pozze Smeraldine abbiamo fatto tappa alle Grotte di Pradis, nel cuore delle Prealpi Carniche. Queste cavità carsiche erano note già durante la Preistoria quando venivano usate come rifugio da gruppi di cacciatori. Le grotte, scavate dal torrente Cosa, sono visitabili seguendo un percorso ad anello che conduce fino al fondo della forra grazie ad una scalinata con 207 gradini. Le grotte sono un’ottima alternativa nel caso abbiate qualche ora libera e vi troviate in zona; noi ci siamo andati perché quella mattina il meteo non sembrava troppo collaborativo e volevamo evitare di trovarci alle Pozze durante un temporale.
Biglietto Intero 4,50 €