Lontano dal glamour della Costa Smeralda e dai villaggi affollati della Costa Rei, il Sulcis-Iglesiente rappresenta l’ultimo baluardo della Sardegna più autentica e selvaggia. Ancora, stranamente, lontana dai flussi turistici che ogni estate affollano l’isola, questa zona è perfetta per gli amanti della natura e anche per chi, oltre a godersi sole e mare cristallino, ama esplorare e conoscere il territorio.
In realtà Sulcis e Iglesiente sono due aree ben distinte: la prima corrisponde all’area di influenza dell’antica città fenicia di Sulky, l’odierna Sant’Antioco, mentre la seconda corrisponde all’area di influenza della città di Iglesias. Nonostante questa distinzione “geografica”, le due regioni hanno più di un tratto in comune e il passato minerario ed estrattivo di entrambe è sicuramente quello più importante.
Fin dai tempi dei Romani, queste montagne vennero sfruttate per i minerali nascosti al loro interno. Le attività proseguirono per i secoli successivi fino alla rivoluzione industriale, prima, e all’avvento del Fascismo, poi. Negli anni ’70 iniziò il declino del settore e le miniere vennero dismesse una dopo l’altra. Oggi di questo passato rimangono numerose testimonianze, racchiuse nei confini del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.
Come Raggiungere il Sulcis-Iglesiente
Per raggiungere le coste sud-occidentali della Sardegna ci sono due opzioni:
- In aereo fino a Cagliari
- In traghetto, sempre fino a Cagliari, oppure fino a Porto Torres e Olbia
Ovviamente la prima è quella migliore, noleggiando la macchina all’aeroporto di Elmas per poi dirigersi verso ovest sulla superstrada che collega il capoluogo sardo con Iglesias.
Quando Andare
Come il resto della Sardegna, anche il Sulcis-Iglesiente è visitabile lungo tutto il corso dell’anno, complici anche le miti temperature invernali. Agosto è chiaramente il mese più caldo, caro e affollato; ma il significato delle ultime due parole è completamente diverso da quello che si dà loro in Costa Smeralda. Nonostante fossimo qui nella settimana di Ferragosto, di turisti ne abbiamo incontrati davvero pochi (la maggior parte sull’Isola di San Pietro) e l’alloggio è costato circa 40 euro a notte per una casa affacciata sul lungo mare di Sant’Antioco.
Sant’Antioco
Il principale insediamento della quarta isola italiana per grandezza è stata la nostra base per questi 8 giorni di esplorazione. Col senno di poi avremmo preferito scegliere un alloggio più a nord, nei dintorni di Masua e Nebida visto che le spiagge più belle si trovano tutte a più di un’ora di macchina. Sant’Antioco ha però il vantaggio di essere un centro abitato piuttosto grande e dotato della maggior parte dei servizi essenziali, oltre ad essere vicino a Calasetta, uno dei due imbarchi per l’isola di San Pietro.
Le Saline di Sant’Antioco
Ciò che più ci ha emozionato durante il soggiorno sull’isola è stata la pedalata al tramonto, organizzata da Ziru Tour, attraverso le Saline di Sant’Antioco. Le saline, tra le pochissime ancora attive in Italia, si trasformano in un ambiente magico quando il sole inizia a calare sull’orizzonte. Il tour organizzato da Emilio ci porta a esplorare i sentieri che si addentrano tra depositi e bacini di raccolta dell’acqua.
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In circa due ore di tour si può esplorare gran parte delle saline ma soprattutto ammirare gli stagni colorarsi di rosa man mano che il sole tramonta.
L’Isola di San Pietro
Resa ancora più celebre dalla serie tv “L’Isola di Pietro”, la seconda isola dell’arcipelago sulcitano è metà perfetta per una gita in giornata. I traghetti che raggiungono Carloforte partono regolarmente da Calasetta e da Portoscuso dalla mattina alla tarda sera.
Dopo una veloce colazione in uno dei bar del centro, si può dedicare la giornata ad esplorare le spiagge dell’isola come La Bobba o La Caletta. In alternativa si possono visitare le tonnare nel nord dell’isola; il momento migliore per farlo è tra maggio e giugno quando si tiene il famoso evento gastronomico del Girotonno.
Carloforte
Bastano pochi passi tra le strade di Carloforte per ritrovarsi in Liguria. No, non sto scherzando; U pàize conserva ancora un forte legame con Pegli e Genova. Nel 1738, su permesso di Carlo Emanuele III, l’isola venne colonizzata dai tabarchini. I tabarchini erano pescatori provenienti dall’isola di Tabarka, in Tunisia, ma originari di Pegli. Per questo non devono stupire i cartelli in dialetto o il ritrovare pesto, trofie e focaccia tra i banchi delle botteghe.
Prima di dirigervi verso una delle spiagge dell’isola vi consiglio una breve passeggiata tra le case del centro. Magari aggiungendo una bella colazione in uno dei bar sul lungomare.
Cala Fico e Capo Sandalo
A pomeriggio inoltrato, dopo una giornata passata in spiaggia, la cosa migliore da fare è dirigersi verso la costa nord-occidentale dell’isola. Qui si trovano Cala Fico e Capo Sandalo. La prima è il cuore dell’Oasi Lipu di Carloforte, l’unica della regione. Il secondo ospita invece il faro più occidentale d’Italia e uno dei posti migliori da cui ammirare il tramonto.
Sulle scogliere che circondano Cala Fico nidifica il Falco della Regina, così chiamato per onorare la giudicessa Eleonora d’Arborea. Fu lei a vietarne la caccia con un articolo all’interno della Carta de Logu, emanata nel XIV secolo.
Le Spiagge del Sulcis-Iglesiente
Spiaggia di Piscinas
Come Cala Gonone sta al Golfo di Orosei e Cala di Volpe sta alla Costa Smeralda, così la Spiaggia di Piscinas è la perla del Sulcis-Iglesiente. Oltre ad essere stata inserita tra le spiagge più belle del mondo dal National Geographic, Piscinas è famosa soprattutto per le sue dune che rappresentano uno degli ecosistemi desertici più grandi d’Europa. Le dune, alcune alte anche quasi 100 metri, si estendono dal mare all’entroterra per un paio di chilometri.
Per raggiungere Piscinas bisogna percorrere la statale 126 fino al km 77 per imboccare la SP66 verso Ingurtosu. La strada attraversa la suggestiva valle de is Animas. Il borgo è oggi abbandonato ma per oltre un secolo fu il centro direzionale delle miniere della zona. La strada sembra attraversare il set di un film di Sergio Leone tra impianti, laverie, residenze, carrelli arrugginiti e vagoni abbandonati. A qualche chilometro dalla spiaggia la strada diventa sterrata, al termine si trova il parcheggio.
Rimanendo in spiaggia fino al tramonto può addirittura capitare di poter osservare i cervi sardi aggirarsi tra le dune. Tra fine maggio e agosto, invece, le tartarughe marine si ritrovano qui per deporre le uova.
Cala Domestica e Cala Lunga
Se sentite nostalgia delle piccole calette dal mare cristallino e circondate da scogli tipiche del nord allora Cala Domestica è quello che fa per voi. La spiaggia di sabbia fine è circondata da alte falesie a picco sul mare e sembra quasi di trovarsi all’interno di un fiordo. La cala maggiore è la prima che si incontra provenendo dal parcheggio ed è attrezzata con sdraio, ombrelloni e un bar. Seguendo invece il sentiero sulla destra si raggiunge, passando da una galleria scavata nella roccia dai minatori, una caletta nascosta, chiamata Cala Lunga.
Queste spiagge hanno due grossi vantaggi: per prima cosa sono ben riparate dal maestrale, che quando soffia con forza sferza la maggior parte delle spiagge; secondo, proprio per il fatto di essere riparate all’interno di un fiordo, hanno un fondale ricchissimo di vita, perfetto per chi ama fare snorkeling.
Sul promontorio sinistro di Cala Domestica si trova invece una Torre Aragonese, costruita nella seconda metà del ‘700, raggiungibile attraverso un sentiero che porta in cima alla falesia. La torre venne costruita dagli spagnoli come punto di osservazione della costa circostante e venne utilizzata con lo stesso scopo anche durante la Seconda Guerra Mondiale.
Le Dune di Porto Pino
Proprio come quelle di Piscinas, anche le dune di Is Arenas Biancas meritano assolutamente una visita. Questo angolo di “deserto” fa parte della porzione di spiaggia di Porto Pino rientrante nel territorio di Teulada ed è indubbiamente il più affascinante dei quattro chilometri di spiaggia. Le dune sono raggiungibili solo durante i mesi estivi perché si trovano all’interno del territorio del poligono militare NATO.
Porto Paglia
Affacciata sul Golfo del Leone (o di Gonnesa) la grande distesa di sabbia dorata di Porto Paglia rappresenta una delle spiagge più belle del Sulcis-Iglesiente ed è l’ideale punto di incontro delle due regioni.
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Lungo questi 4 chilometri di costa si distinguono in realtà quattro diverse spiagge: Porto Paglia, la più a sud, Punta s’Arena, Plag’e mesu e Fontanamare. Porto Paglia prende il nome da quello dell’antica tonnara, oggi trasformata in villaggio turistico, che tra il ‘700 e il ‘900 fu una delle più produttive del Mediterraneo. All’estremità meridionale della spiaggia si trova anche l’antica chiesetta della tonnara, costruita direttamente sugli scogli e raggiungibile durante la bassa marea.
Spiaggia delle Uova e Capo Pecora
Il verde della macchia mediterranea, il turchese del mare e il rosa del granito si incontrano al promontorio di Capo Pecora. Questo luogo incontaminato e suggestivo rappresenta l’estremità meridionale della Costa Verde ed è uno spot perfetto per ammirare tramonti indimenticabili.
Il mare e il vento hanno trasformato questo tratto di costa donando alle spiagge delle sembianze davvero particolari; i ciottoli sembrano infatti delle uova di dinosauro, tanto che Spiaggia delle Uova è diventato il nome non ufficiale della spiaggia di Cala Is Tramatzus.
Il Passato Minerario del Sulcis
Carbonia
Più particolare e unica che bella, Carbonia è la “città dei minatori”. Costruita a tavolino nel 1937, in piena campagna fascista per l’autosufficienza del paese, per ospitare i minatori della miniera di Sebariu. La prima fase di costruzione prevedeva 10 alberghi-operai; dal 1938 iniziò invece la progettazione della Grande Carbonia. Nei piani del governo fascista avrebbe dovuto ospitare ben 50.000 abitanti entro il 1945.
Piazza Roma è il cuore della città, costruita per rappresentare il potere fascista. Qui c’è la Casa del Fascio, il dopolavoro, la chiesa, il municipio, la torre littoria e lo spaccio aziendale. Oltre che per la particolare architettura, vale la pena fare un salto a Carbonia soprattutto per il Museo del Carbone, ospitato nella vecchia miniera.
Tratalias
A pochi chilometri da Carbonia si trova Tratalias, un vero e proprio villaggio fantasma. Negli anni ’70 le infiltrazioni d’acqua dovute alla costruzione della diga sul rio Palmas iniziarono a creare problemi nella zona. Per questo gli abitanti del borgo vennero trasferiti in un nuovo villaggio poco distante. Le fondazioni delle case resistettero e oggi il paese abbandonato è stato recuperato.
Le abitazioni, intonacate di giallo e rosa, ospitano botteghe di artigiani. Il palazzo padronale, o Casa Spagnola, è stato completamente ristrutturato. Ma il fiore all’occhiello è la cattedrale di Santa Maria di Monserrat; edificata nel Duecento, questa chiesa romanica in pietra bianca fu consacrata cattedrale del Sulcis nel 1213.
Porto Flavia
Un tunnel di 600 metri scavato a mano nella nuda roccia e che sbuca a metà di uno strapiombo a picco sul mare. Detta così sembra la descrizione di un progetto talmente folle da far sbellicare dalle risate chiunque la ascolti. E invece Cesare Vecelli riuscì, negli anni ’20, in un’impresa che definire epica sembrerebbe riduttivo. Porto Flavia, dal nome della figlia di Vecelli, è una delle opere di ingegneria più interessanti del paese.
La sua costruzione rivoluzionò il sistema minerario locale. Fino a quel momento infatti, i minerali provenienti dalle miniere di Masua erano caricati a mano su piccole barche a vela e portati fino a Carloforte. Da qui i grandi mercantili partivano per il resto del continente. L’apertura di Porto Flavia permise invece di caricare i minerali direttamente nei silos scavati nella montagna grazie alla ferrovia che attraversa la galleria superiore. Da quella inferiore, dotata di nastro trasportatore, si imbarcavano piombo e zinco sui piroscafi grazie a un braccio mobile.
Durante la visita, per cui è consigliata la prenotazione, si percorre proprio la galleria superiore per poi scendere la scalinata che conduce alla baia di carico. Da qui si gode di una vista magnifica sul Pan di Zucchero, che si trova proprio davanti ai nostri occhi.