Per noi milanesi ogni scusa è buona per lasciare la città almeno nel weekend; in estate sentiamo il richiamo delle coste liguri, in inverno delle montagne valdostane e in autunno quello sempre più irresistibile del foliage.
Questo termine anglosassone, che non ha un corrispettivo italiano, indica il fenomeno del cambiamento di colore delle foglie degli alberi in autunno. Il foliage ha il suo momento iniziale con l’equinozio d’autunno e culmina con l’estate di San Martino, l’11 novembre, e coinvolge la quasi totalità degli alberi. Ovviamente anche a Milano abbiamo degli “hot spots” di colori autunnali ma perché non approfittare dei weekend per spingerci fuori città? A poca distanza da Milano (entro le 2 ore e mezza di macchina) ci sono tantissime occasioni per ammirare il foliage: piccoli borghi, laghi, parchi e riserve naturali. Nel post, che spero di aggiornare già nei prossimi giorni, troverete alcuni luoghi perfetti per ammirare i colori autunnali.
Aggiornamento 2022: anche quest’anno ho continuato la ricerca dei posti migliori dove ammirare il foliage vicino a Milano. Sono tornato all’Oasi Zegna, facendo però un sentiero in parte diverso, e mi sono spinto fino alla Valchiavenna e alla Val Masino.
Oasi Zegna
L’Oasi Zegna è una vasta area naturalistica in provincia di Biella appartenente alla famiglia Zegna e patrocinato dal FAI dal 2014. Si trova in provincia di Biella, a circa un paio d’ore di macchina da Milano, e per raggiungerla si percorre la Panoramica Zegna, 26 km immersi in magnifici paesaggi montani.
Dalla Panoramica partono i 29 sentieri che si inoltrano nell’oasi, alcuni di questi percorribili anche da famiglie con bambini. Uno dei sentieri migliori per godere del foliage è il Bosco del Sorriso (4,8 km – 1 h e 15 min ca) che parte da località Bocchetto Sessera (dove si trova un ottimo ristorante). Per evitare di lasciare la macchina in mezzo alla strada proseguite per un paio di chilometri, se provenite da Rosazza) fino a località Marchetta dove si trova un ampio parcheggio. Il sentiero più rapido (10 min ca.) dal parcheggio a Bocchetto Sessera sarà la parte più complicata del percorso ma è comunque possibile allungare per usare il sentiero meno ripido (deviate a destra al bivio segnalato).
Se il Bosco del Sorriso non vi basta allora il mio consiglio è quello di prolungare il percorso fino all’Alpe dell’Artignaga, uno degli alpeggi più caratteristici della zona e un vero paradiso per un pic-nic estivo. Dall’Alpe partono altri sentieri che conducono fino alla Cima delle Guardie o alla Cima dell’Asnas.
Oltre alla Locanda Bocchetto Sessera sulla parte alta del sentiero ad anello incontrerete l’Agriturismo Alpe Montuccia, perfetto per una sosta con vista (prenotazione fortemente consigliata, soprattutto di domenica).
Aggiornamento 2022: Il percorso di quest’anno riprendeva, nella sua parte iniziale, quello dello scorso anno. Una volta raggiunta l’Alpe dell’Artignaga ho seguito le indicazioni per la Casa del Pescatore per poi raggiungere il Rifugio Piana del Ponte e risalire fino a Bocchetto Sessera. Fino alla Casa il sentiero si addentra nel bosco costeggiando il torrente che dovrete tenere alla vostra destra. Raggiunta la strada carrabile percorretela per circa 500 metri fino a trovare la rampa che conduce verso il Torrente Sessera. Il sentiero nel bosco segue il percorso del torrente fino all’antico Ponte Romano e alle rovine della Miniera.
Una volta attraversato il ponte inizia la salita; in questo tratto dovrete prestare un poco di attenzione perché il sentiero che dovete seguire è quello alto e non la strada carrabile. Il presunto bivio non è segnalato bene quindi mi sono trovato a dover “scalare” il pendio tra i due sentieri.
Col senno di poi avrei percorso lo stesso sentiero ma in senso contrario; trovarsi a fronteggiare una salita del 25% al termine del giro è stato piuttosto faticoso. In più, affrontando il percorso nel mio stesso senso vi troverete spesso a dovervi voltare per verificare i segni che indicano il sentiero
Oasi Zegna – Bielmonte (BL)
Parcheggio: Località Marchetta (Coordinate GPS:
Partenza Sentiero: A Bocchetto Sessera, dietro al rifugio
Bosco del Sorriso fino all’Alpe dell’Artignaga – 10.5 km – 2 ore
Locanda Bocchetto Sessera – Agriturismo Alpe Montuccia
Dove Mangiare:
Nesso
Anche il Lago di Como offre tantissimi scorci da cui ammirare le chiome degli alberi tingersi di rosso e arancione. Il mio preferito rimane però Nesso con il suo Orrido e il Ponte della Civera; l’edera che decora l’edificio a fianco del ponte proprio in questo periodo inizia a tingersi di stupendi colori autunnali. La principale difficoltà rimane, come per tutti i borghi del lungolago, il parcheggio; fortunatamente riesco sempre a trovare posto in uno spiazzo a circa 500 metri da Nesso (provenendo da Como). Qui sotto vi lascio le coordinate per impostare il GPS.
Il Paradiso del Foliage: le Langhe
Lo so, racchiudere la bellezza delle Langhe in poche righe non renderebbe giustizia a questo territorio stupendo. A questa zona del Piemonte andrebbero dedicati almeno un paio di giorni da dividere tra i suoi paesaggi (tra cui un incantevole foliage), le sue cantine, i suoi borghi e le sue eccellenze gastronomiche. In realtà una gita è possibile anche in giornata, basta riuscire ad organizzare bene ciò che si vuole vedere; quello che sono riuscito a fare io in una domenica di fine ottobre.
Posto che il luogo dove fermarsi a pranzo rimane, e rimarrà, l’Osteria La Torre a Cherasco, in mattinata ho fatto tappa nel piccolo borgo di Neive. A cavallo dell’ultima Langa del Moscato e le colline del Monferrato, il piccolo borgo medievale ospita ancora 300 persone che abitano le sue case in pietra. In via Giachino, all’ombra della Torre dell’Orologio si trova un piccolo belvedere affacciato sulle colline circostanti.
Lasciato Neive è già il momento di dirigersi verso Cherasco; famosa per le sue eccellenze gastronomiche, in primis chiocciole e Baci di Cherasco. Ma questo periodo dell’anno vuol dire solamente una cosa: tartufo bianco. Ed infatti non può assolutamente mancare un piatto di Tajarin fatti a mano con burro e Tartufo Bianco.
Il pomeriggio l’ho dedicato ai borghi di La Morra e Barolo; nel caso vi fermaste per più giorni considerate l’idea di percorrere uno dei sentieri che partono da La Morra e che attraversano le colline dove si produce, appunto, il Barolo. I sentieri sono sette e li potete trovare qui.
A metà strada tra i due borghi si trova la Cappella di Brunate, una piccola cappella che venne ristrutturata negli anni ’90 e la cui decorazione fu affidata a Sol LeWitt e David Tremlett la trasformarono in un’opera d’arte contemporanea colorandola con colori caldi e vivaci. La cappella non è raggiungibile in macchina ma è possibile comunque parcheggiare lungo la Strada Fontanazza e poi percorrere a piedi la discesa. Sinceramente la cappella non mi ha impressionato più di tanto, o almeno non tanto quanto lo spettacolo circostante: da una parte La Morra appollaiata sulla collina e dall’altra le colline che, nel pomeriggio, vengono sorvolate dalle mongolfiere.
A Barolo, ultima tappa di giornata, non può evidentemente mancare una visita al castello che ospita il Museo del Vino. L’esposizione si divide sui tre piani del castello; secondo e terzo piano hanno come temi rispettivamente “Il vino nella storia e nelle arti” e “I tempi del vino” mentre il piano nobile è dedicato ai marchesi Falletti Carlo Tancredi e sua moglie Giulia di Barolo, figure fondamentali nella creazione del vino barolo.
Parcheggio Neive: via Crocetta
Parcheggio La Morra: Piazzale Monera
Parcheggio Barolo: via Enrico Ghisolfi
Osteria La Torre – Cherasco
Dove Mangiare:Parco di Monza
Con una storia più che secolare, il Parco di Monza è il luogo ideale per ammirare il foliage senza allontanarsi troppo da Milano. Con i suoi 688 ettari il parco si estende nel territorio di ben 5 comuni e al suo interno ospita anche il mitico Autodromo di Monza. Per chi arriva in macchina gli ingressi di Monza in viale Brianza e di Vedano sono provvisti di parcheggio (il secondo gratuito). Dall’ingresso monzese imboccate viale Cavriga e girate a destra al primo sentiero che incontrate per entrare nei giardini della Villa Reale.
Perdetevi lungo i percorsi dei giardini e aguzzate la vista per osservare alcuni dei suoi abitanti come scoiattoli rossi, lepri, conigli o volpi. Oppure avventuratevi alla scoperta dei giganti verdi, ora rossi, del parco come le due querce gemelle su cui si affaccia la Villa o il gigantesco cedro del Libano. Il punto migliore da fotografare si trova lungo la sponda del laghetto artificiale e ha come protagonista il Tempietto neoclassico progettato da Giuseppe Piermarini a fine Settecento. Il giro all’interno dei Giardini dovrebbe portarvi via circa un’ora; se non siete ancora stanchi potete avventurarvi anche nei sentieri del Parco.
Vale sicuramente la pena raggiungere la Cattedrale di Tigli, un lungo viale alberato costeggiato da tigli monumentali, per poi rientrare verso Monza costeggiando il percorso del Lambro.
Se invece preferite partire organizzati e con un percorso già definito, all’interno del parco è possibile percorrere 5 itinerari:
- Due passi nella storia: alla scoperta della storia del Parco, nato per far convivere numerose anime in uno stesso luogo: giardino imperiale, bosco di caccia e tenuta agricola (5.5 km).
- Lungo il fiume Lambro: un itinerario lungo il percorso del fiume tra le sue rogge e i mulini (7.5 km).
- I Giganti Verdi: un viaggio alla scoperta dei giganti verdi che arricchiscono il parco (5.3 km).
- Sui sentieri degli Gnomi: un percorso pensato per i più piccoli alla scoperta dei miti e delle leggende del parco (1.8 km).
- Sui sentieri di Cavalieri e Streghe: un itinerario “fantastico” tra antichi ritrovi di streghe e la dimora di un antico cavaliere (2.5 km)
Foliage a Milano: la Chiesa di San Celso
Il posto più bello dove ammirare il foliage a Milano si trova in Corso Italia 37. Qui, di fianco all’imponente facciata manierista di Santa Maria dei Miracoli si trova la piccola Chiesa romanica di San Celso. La chiesa che vediamo oggi è ciò che rimane del tempio voluto nel X secolo da Landolfo da Carcano per conservare le reliquie di San Celso e demolito nel 1821 per dare luce all’adiacente Santuario. Nel 1851 la facciata viene ristrutturata e posta in posizione più arretrata in fondo a un giardino impreziosito da un viale alberato.
Lago di Sartirana
Nel cuore della Brianza, tra il Parco Adda Nord e la Valle del Curone, si trova il Lago di Sartirana. Siamo a Merate, in una zona poco conosciuta e poco battuta dai gitanti della domenica. Il lago, del quale è possibile percorrere l’intero perimetro con un sentiero ad anello, ospita numerose specie lacustri come aironi, svassi e il martin pescatore. Il suo punto forte però è la vista che si può ammirare dalla sponda orientale: nelle giornate limpide il Resegone e la Grignetta si specchiano nelle calme acque del lago.
Parcheggio: via Giovanni Paolo I – Sartirana
Torbiere del Sebino
A pochi passi da Iseo, sulla sponda meridionale dell’omonimo lago, si trovano le Torbiere del Sebino, un’area umida molto importante per la conservazione della biodiversità della Pianura Padana.
A partire da metà Ottocento quest’area venne sfruttata per l’estrazione della torba, utilizzata per il riscaldamento domestico. Le attività proseguirono fino agli anni ’70 quando vennero stoppate perché non più redditizie. L’estrazione della torba aveva profondamente modificato l’ecosistema della zona: dove prima c’erano prati ora ci sono vasche e bacini che si riempirono lentamente di acqua e iniziarono a popolarsi di numerose specie. La presenza di specie a rischio, oltre 30, ha spinto l’Unione Europea a dichiarare le Torbiere Zona di Protezione Speciale. Oltre che per il foliage autunnale, questa riserva è perfetta per fare quattro passi nella natura osservando gli animali.
Per esplorare la riserva ci sono due itinerari ad anello:
- Il percorso Nord-Centrale, che parte dal centro visite, è quello più lungo ma anche più interessante visto che permette di camminare sulle passerelle di legno che attraversano la torbiera. Di questo percorso fa parte la torretta di avvistamento per il bird-watching (lunghezza: 5 km).
- Il percorso Sud-Centrale parte dal Monastero di San Pietro in Lamosa, che è possibile visitare su prenotazione, e costeggia le vasche adibite alla pesca prima di attraversare anch’esso la passerella centrale (lunghezza: 4 km).
Le Cascate dell’Acquafraggia
Le Cascate dell’Acquafraggia sono una meta perfetta per una gita fuori porta in ogni momento dell’anno. Siamo a Borgonuovo di Piuro, pochi minuti di macchina da Chiavenna (un paio d’ore da Milano). Le cascate sono visibili già dalla strada che attraversa il paese me con un facilissimo sentiero è possibile avvicinarsi fin quasi a toccarle.
Il nome particolare deriva dal latino Aqua Fracta, “acqua spezzata da cascate”; l’omonimo torrente che nasce dal Pizzo di Lago sul suo cammino si trova a dover affrontare numerosi salti. Tra questi, l’ultimo salto da 170 metri è anche il più noto ed è spesso coronato da un bellissimo arcobaleno.
Questo angolo di Lombardia è talmente bello da aver incantato addirittura Leonardo Da Vinci che nel Codice Atlantico parla del suo viaggio nella Valle di Ciavenna:
«Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…» (Leonardo da Vinci, 1495)
Per meglio ammirare le cascate sono stati definiti diversi percorsi attrezzati. Il più bello è il sentiero panoramico delle Cascate di Acquafraggia, un percorso di un paio d’ore che conduce a diversi punti panoramici sulle cascate e sul torrente che le origina. Vicino alle cascate parte anche il sentiero che conduce al borgo abbandonato di Savogno che si raggiunge dopo aver percorso una scalinata di 2886 gradini di roccia.
La Piana di Predarossa
Con un nome del genere questo luogo non può che essere uno dei paradisi del foliage lombardo. Il nome Predarossa in realtà non si riferisce tanto al colore degli alberi in autunno quanto al particolare colore rossastro assunto dalle rocce. Qui infatti si incontrano il granito del Plutone del Masino e le serpentiniti della Valmalenco.
Il paesaggio che si apre davanti agli occhi una volta raggiunta quota 2000 metri è degno dei film sulla Valle Incantata che vedevo da bambino. Una grande piana circondata da montagne che superano i 3000 metri, dominata dal Monte Disgrazia coi suoi 3678 metri. Alimentato dalle nevi perenni del ghiacciaio, il fiume Duino attraversa tutta la pianura come un grande serpente celeste.
A seconda della vostra “fame di montagna” è possibile organizzare dei trekking alla portata di tutti. Il punto di partenza per tutte e tre le proposte è sempre il parcheggio che si trova all’imbocco della valle.
Il trekking più facile è quello che percorre l’intera piana fino alla salita alla piana superiore ed è attrezzato con ponticelli e passerelle per superare senza difficoltà la parte più paludosa. Il secondo itinerario, prolungamento del primo, permette di raggiungere la piana superiore da cui ammirare un panorama davvero incredibile. La salita, che segue il percorso del torrente dentro un bosco di larici, non è particolarmente difficile o faticoso ed è adatto anche a bambini abituati a camminare in montagna. L’ultimo step prevede di raggiungere il Rifugio Ponti, a 2559 metri di quota. Il sentiero è impegnativo e a tratti esposto, per questo è consigliabile solo a chi ha buona dimestichezza con la montagna.
Vista l’incredibile bellezza della valle e la sua importanza naturalistica, la Piana di Predarossa fa parte di un’importante Riserva Naturale. Per questo la Val Masino ha deciso di regolamentarne l’accesso fino a un massimo di 50 auto al giorno. Per percorrere la strada, lunga 12 km, Sasso Bisolo/Predarossa è necessario acquistare il pass dal costo di 12 euro a veicolo. Questo vi permetterà di arrivare fino all’inizio della Piana. La strada chiude da metà novembre a fine marzo ma si può comunque raggiungere la valle salendo a piedi e lasciando la macchina in località Valbiore. Il pass si può acquistare nelle ore diurne (dalle 7:00 alle 20:00) presso alcuni esercenti della zona, che trovate a questo LINK.
Sabato 12 novembre (2023, ndr) la strada da Sasso Bisolo e Predarossa era già chiusa; ho dovuto lasciare la macchina circa 500 metri dopo il rifugio Scotti e poi raggiungere la piana a piedi. Sono circa 2 km per 500 metri di dislivello, non proprio una passeggiata di salute visto che si tratta di un percorso in salita che taglia tutti i tornanti. Considerato ciò non mi sentirei di consigliarvi l’aggiunta del tratto restante da Valbiore (probabilmente un’altra ora di cammino).
Il Lago del Mufulè
Dalla Val Masino ci spostiamo nella vicina Valmalenco, famosa, tra le altre cose, per i suoi bellissimi laghetti alpini. Il Lago del Mufulè è uno dei più belli e anche uno dei più facili da raggiungere. Da Sondrio parte la strada che si inoltra nella valle, da percorrere quasi fino alla sua conclusione, il parcheggio della diga di Campo Moro. Dalla località di Campo Franscia parte una strada di ENEL da seguire per circa 5 chilometri. il primo parcheggio si trova in località Largone; qui si trova uno slargo sulla sinistra e un piccolo spiazzo all’inizio del sentiero. La seconda opzione, che permette di ridurre la lunghezza dell’escursione, è quella di proseguire superando i successivi due tornanti e parcheggiare nello spiazzo sulla destra in località Sasso dell’Agnello.
Sentiero da Sasso dell’Agnello
Sul lato destro della strada si trovano delle scale che portano direttamente al sentiero numero 349, che conduce direttamente al lago. Il sentiero si addentra per quasi tutto il percorso in un bellissimo bosco di abeti e larici. Dopo circa 700 metri si trova una piccola radura da dove si può ammirare una bellissima cascata che nasce dalle montagne sullo sfondo. Dopo la radura si ritorna nel bosco fino a raggiungere, dopo circa 20/30 minuti, il lago del Mufulè. Sulla sponda destra si trova il sentiero che arriva da Largone mentre proseguendo sulla sponda sinistra si arriva al Rifugio Cristina.
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Sentiero da Largone
Oltre il piccolo spiazzo usato come parcheggio si trova il ponticello punto di partenza della trattorabile che conduce all’Alpe Largone. Qui si devia a sinistra per prendere il sentiero numero 349 che, dopo una serie di saliscendi, conduce fino al Lago del Mufulè.