Svalbard, Spitsbergen, Grumant. Tre nomi in tre lingue diverse per identificare un unico, magico luogo. Un mondo fatto quasi interamente di ghiaccio dove il tempo sembra essersi fermato e la natura regna incontrastata.
Sentiamo sempre più parlare del famoso Mal d’Africa: quella particolare sensazione di intensa nostalgia che assale al ritorno dal Continente Nero. Non credo esista un corrispettivo per il freddo Nord (o Sud), d’altronde molto meno attrattivo rispetto alle grandi pianure della savana e agli animali che le abitano. Pensandoci bene, chi vorrebbe spendere tanti soldi e fare così tanta strada se l’incontro tipico con un orso polare è questo?

Questo è il tipico avvistamento di un orso polare che si può fare durante una spedizione alle Svalbard
Paul Nicklen, fotografo di National Geographic, credo sia colui che più è andato vicino a esprimere a parole quel particolare sentimento: Ossessione Polare. Sebbene sia una parola dalla connotazione spesso negativa, lascio proprio a Paul la spiegazione del perché abbia deciso di utilizzarla nel titolo del suo libro più famoso:
La scelta del titolo per questo libro non è stata facile. Alla fine ho optato per Ossessione Polare anche se il termine “ossessione” ha una connotazione negativa, che sottintende un eccesso morboso. Nonostante abbia considerato altre possibilità, sono ritornato sempre su quella scelta perché meglio esprime la mia profonda preoccupazione per il destino di Artide e Antartide. Sono due luoghi affascinanti agli antipodi della Terra […] vorrei che queste regioni riuscissero ad affascinarvi tanto quanto è successo a me…
Uno dei suggerimenti che Sara, la nostra expedition leader, ci dava più spesso era questo: ogni tanto trovate un posto dove sedervi, appoggiate per terra la macchina fotografica, dimenticatevi il telefono e in silenzio fate correre lo sguardo sul mare, sulle montagne e sul ghiaccio. Diventate tutt’uno con questo luogo così estremo e allo stesso tempo così fragile.
Suggerimento che ho cercato di seguire il più possibile nel corso di quei 10 giorni. Disconnettersi completamente dal resto del mondo era qualcosa che non mi capitava da anni; anzi, forse non mi era mai successo. Niente social, nessun messaggio, nessuna telefonata, niente mail, nessuna preoccupazione tranne quella di pensare se e quando avremmo visto un altro orso polare.
Terminata la lunga premessa, veniamo al motivo per cui siete qui: come si organizza e come si svolge una spedizione alle Svalbard?
Cose da sapere prima di partire
Partiamo da un presupposto: organizzare un viaggio alle Svalbard non è proprio una passeggiata. Richiede una certa preparazione e bisogna iniziare a pensare a tutto con un certo anticipo. Soprattutto se decidete di partire per una spedizione in barca considerate vari mesi di anticipo visto che i posti si esauriscono facilmente. Io, ad esempio, ho prenotato la cabina a fine febbraio (per agosto) e i voli subito dopo.
Via Mare o via Terra?
Una spedizione in barca non è certo l’unico modo di esplorare l’arcipelago ma è sicuramente il migliore. Solo in questo modo sarete certi di visitare luoghi altrimenti inaccessibili e di vedere gran parte della fauna che abita le isole. L’alternativa è quella di fare base a Longyearbyen e fare diverse escursioni giornaliere alla scoperta degli altri insediamenti e dei ghiacciai. Quest’ultima è sicuramente l’opzione più economica ma, personalmente, non penso valga la pena spendere tanti soldi per limitarsi a qualche escursione giornaliera. Considerato il fatto che questo non è un viaggio che si possa ripetere facilmente ho preferito spendere un pochino di più ma avere il “pacchetto completo”.
Quale compagnia scegliere?
Ci sono diverse compagnie che organizzano spedizioni in queste acque. Io sono partito con Oceanwide Expeditions, compagnia che da anni opera alle Svalbard (e non solo) con le sue quattro navi: la Hondius, la Plancius, la Ortelius e la Rembrandt van Rijn. Oceanwide offre diversi itinerari tra maggio e settembre con durata variabile tra i 7 e i 23 giorni per quelli che arrivano fino alle coste della Groenlandia.
Le navi più recenti sono state progettate per rispettare i più alti standard ambientali e diminuire il più possibile l’impatto su questi ecosistemi così fragili.
Oceanwide è membro sia dell’International Association of Antarctica Tour Operators (IAATO) che dell’Association of Arctic Expedition Cruise Operators (AECO), organizzazioni che garantiscono che il turismo in Artide e in Antartide sia svolto in maniera responsabile non solo per l’ambiente ma anche per le culture locali.
In questo caso specifico AECO fornisce delle linee guida che gli operatori e i loro ospiti sono tenuti a rispettare:
- Non lasciare segni della vostra visita. Vista la fragilità di questo ecosistema è ovviamente proibito lasciare qualsiasi segno del nostro passaggio dietro di noi. Guardate sempre dove mettete i piedi e seguite solamente i percorsi segnati evitando di crearne di nuovi per proteggere la flora.
- Non raccogliere fiori. In alcune zone dell’Artico la flora è protetta dalla legge, in altre no. AECO considera tutta la flora protetta e chiede di non raccogliere fiori o altre piante.
- Non portare via niente. AECO ci chiede di lasciare l’Artico così com’è. Lasciate pietre, ossa, palchi, legni e altri oggetti dove sono.
- Non disturbare animali ed uccelli. AECO considera tutta la fauna dell’Artico come protetta ed eviterà per quanto possibile di disturbare animali e uccelli. Se siete vicino ad animali e uccelli, soprattutto se in presenza di cuccioli, evitate di fare rumori forti e mantenete un tono di voce basso.
- Non avvicinarsi alle testimonianze culturali. I resti culturali e la zona intorno ad essi per un massimo di 100 metri sono protetti dalla legge, camminateci intorno e non toccate niente.
- Non sottovalutare il pericolo degli orsi polari. Gli orsi polari sono animali potenzialmente pericolosi ma anche vulnerabili. Seguite sempre le istruzioni della vostra guida nel caso in cui ne incontraste uno.
- Rispetta la cultura locale. Quando visitate le comunità locali ricordatevi di essere ospiti. Non fate foto a case o persone senza permesso.
- Rimani al sicuro. Viaggiare nell’Artico non è privo di rischi, seguite alla lettera tutto ciò che vi viene detto dalle vostre guide.
Il Mal di Mare
Il mal di mare può velocemente trasformare un viaggio da sogno in un viaggio da incubo. Durante la navigazione può capitare di incontrare condizioni di mare mosso quindi meglio partire preparati. Se siete particolarmente suscettibili al mal di mare, è una buona idea portare con sé dei farmaci che ne allevino i sintomi.
Può anche aiutare evitare alcol, tabacco, eccesso di liquidi e spazi ristretti. Molto spesso rimanere sdraiati a letto o seduti sul ponte guardando l’orizzonte aiuta a sentirsi meglio. Il mal di mare può migliorare anche con il cibo, come crackers o pane secco. In ogni caso, una volta iniziati i sintomi c’è ben poco che i farmaci possano fare. Meglio agire con largo anticipo. Tranquilli, sarà sempre cura dello staff avvisarvi in caso di condizioni avverse.
Vita a Bordo
Dimenticate il lusso e lo sfarzo delle immense navi da crociere che siamo abituati a vedere nel Mediterraneo. Durante una spedizione alle Svalbard non troverete niente di tutto questo, per fortuna. Le navi che solcano queste acque sono più piccole e costruite apposta per navigare a latitudini così elevate, dove è normale incrociare piccoli iceberg che galleggiano sull’acqua. Sono piuttosto spartane ma offrono comunque qualche comfort. Ricordatevi però: non vedrete animali rimanendo al bar o in cabina.
L’imbarco avviene generalmente nel primo pomeriggio del Day One. Dopo qualche minuto di acclimatamento è il momento di un primo meeting in cui vengono spiegate le misure di sicurezza, seguito da un’esercitazione sull’abbandono nave. Dopo cena è il momento per lo staff di presentarsi e per Sara, l’expedition leader, di illustrare quello che sarà l’ipotetico itinerario del nostro viaggio e come si svolgeranno i prossimi giorni.
Le giornate vengono scandite dagli annunci di Sara. La colazione si tiene solitamente dalle 7:30 alle 8:30, il pranzo dalle 12:30 alle 13:30 e la cena dalle 19:00 alle 20:00, sempre a buffet. In base alle condizioni meteo e di visibilità verranno decise le attività che si dividono tra sbarchi a terra o crociere con gli zodiac. Noi siamo stati parecchio fortunati perché siamo riusciti a fare due escursioni praticamente tutti i giorni.
In caso di condizioni avverse l’expedition staff terrà delle lezioni nelle sale comuni su vari argomenti: la storia delle spedizioni artiche, lo stato dei ghiacciai o la biologia di foche e balene.
Prima di cena è il momento del recap: si ripercorrono i momenti della giornata appena trascorsa e viene illustrato il programma di massima di quella successiva.
Zodiac Cruise
Le escursioni con gli zodiac si svolgono mediamente due volte al giorno in base alle condizioni meteo. Questi gommoni ci permettono non solo di raggiungere la terraferma ma anche di slalomeggiare tra gli iceberg mentre ci avviciniamo alla lingua dei ghiacciai che popolano i fiordi delle isole.
Ogni zodiac può trasportare circa 8 persone; per questo veniamo suddivisi in due gruppi che si alternano nelle attività (landing e poi cruise e viceversa).
Durante la navigazione con gli zodiac può ovviamente capitare di bagnarsi, per questo è assolutamente obbligatorio indossare abiti impermeabili oltre al giubbotto salvagente che si trova in cabina. Indispensabili anche cappello, scaldacollo e guanti per proteggersi dal vento gelido.
Per proteggere la macchina fotografica ho invece trovato utilissima una sacca tipo questa, molto più comoda (e leggera) da trasportare rispetto allo zaino fotografico.
I Landing
L’obiettivo della spedizione è quello di cercare di passare più tempo possibile sulla terraferma per esplorare il più possibile questi luoghi meravigliosi.
Prima di ogni landing, le guide scendono a terra (scouting) per verificare l’assenza, o la presenza, di orsi nei dintorni del punto di sbarco.
Le escursioni a terra si dividono in due categorie:
- Hike landings: in alcuni punti dell’arcipelago è possibile sbarcare per fare trekking. Generalmente vengono offerte tre possibilità in base alla lunghezza dell’escursione: long hike, medium hike e leisure walk. Durante i trekking è fondamentale rimanere in gruppo e seguire le guide. Siamo fondamentalmente un grande banchetto ambulante e questo rimane pur sempre il regno degli orsi polari.
- Perimetral landings: in questo caso le guide formeranno un perimetro al cui interno è possibile muoversi liberamente. Spesso le guide si trovano vicino a qualcosa di interessante: una vecchia trappola per volpi, delle tracce di animali, dei fiori particolari.
Il Nostro Itinerario alla scoperta delle Svalbard
Dimenticate le crociere in cui ogni momento della giornata, e ogni tappa del viaggio, è pianificato fino al minimo dettaglio; in una spedizione artica l’itinerario viene “deciso” dalla natura. Capitano ed expedition leader pianificano la rotta in base alle condizioni meteo (vento e visibilità in primis) e a notizie di eventuali avvistamenti fatti da altre imbarcazioni. Molti dei luoghi di cui vi parlerò fanno parte di tutti gli itinerari in quanto “imperdibili” ma non è detto che l’itinerario della Hondius sarà sempre questo in ogni spedizione.
Ny-Ålesund
Ny-Ålesund non è solo l’insediamento umano più a nord del mondo ma anche un’importante stazione di ricerca scientifica. Nata come avamposto minerario nel 1916, a partire dagli anni ’60 la ricerca scientifica è diventata l’attività principale. 10 paesi hanno stabilito qui delle basi scientifiche, tra questi c’è anche l’Italia con la stazione del CNR “Dirigibile Italia“. L’insediamento è dotato di un porto, di un aeroporto, di un museo, di un ufficio postale e di un piccolo negozio di souvenir.

A ovest dell’insediamento principale, oltre il recinto degli husky, non è raro osservare numerosi esemplari di sterne artiche che qui sono solite nidificare. Capita anche di vedere le volpi artiche cercare di predare le uova dai nidi
Ny-Ålesund è famosa anche per essere stata scelta da Roald Amundsen come punto di partenza per la sua spedizione verso il Polo Nord. A est del villaggio si trova ancora il palo dove venne “ormeggiato” il suo dirigibile, il Norge. Da qui partì anche Umberto Nobile con il suo dirigibile Italia; sfortunatamente l’aeronave precipitò tra i ghiacci durante il viaggio di ritorno costringendo metà equipaggio (Nobile compreso) ad attendere i soccorsi per ben sette settimane.
Vista l’importanza delle ricerche svolte, e la sensibilità degli strumenti (in particolare dei radio telescopi), a Ny-Ålesund è vietato portare qualsiasi dispositivo che emetta un segnale Wi-Fi o Bluetooth. Per questo è vietato portare con sé cellulari e smartwatch.
Ghiacciaio 14 Luglio (Fjortende Julibukta)
Il Ghiacciaio 14 Luglio si trova nel Krossfjorden ed è uno dei ghiacciai più importanti delle Svalbard. Il nome, che ricorda il giorno della festa nazionale francese, gli fu dato dal Principe Alberto di Monaco. Per la prima volta ci avventuriamo con gli zodiac tra i piccoli iceberg che popolano le acque nei pressi di questo gigante di ghiaccio. Le scogliere del fiordo ospitano una numerosa colonia di urie comuni con i loro piccoli appena nati, ancora pochi mesi e i piccoli inizieranno a tuffarsi in acqua e a diventare autosufficienti.
Magdelenafjorden
Il Magdelenafjord, nonostante le dimensioni “contenute” (8 chilometri di lunghezza per 5 di larghezza) è uno dei più belli di tutto l’arcipelago. In questo fiordo si stabilirono i balenieri inglesi, prima, e successivamente gli olandesi. A Gravneset, la principale stazione di caccia, si trovano ancora i resti di quattro forni usati per ottenere l’olio di balena. Qui si trova anche un antico cimitero dove i balenieri olandesi seppellivano i loro morti tra il XVII e il XVIII secolo. Con gli zodiac ci avviciniamo al Waggonwaybreen, circondati da iceberg di un blu incredibile. Sulla via del ritorno riusciamo ad osservare un piccolo gruppo di foche comune intente a rilassarsi su dei massi. È il nostro primo incontro con questi meravigliosi animali.
Navigando verso nord diretti verso Smeerenburg avvistiamo per la prima volta un orso polare. Lo osserviamo da lontano mentre nuota nelle fredde acque dell’Oceano Artico prima di approdare sulla spiaggia della baia di Virgohamna. Saliamo sugli zodiac per cercare di avvicinarci un po’ di più e dopo qualche minuto lo troviamo a godersi una carcassa di balena spiaggiata. Il primo incontro è sempre quello più speciale, soprattutto perché non era scontato riuscire a vedere il Re dell’Artico così da vicino. Le regole per approcciarsi agli orsi sono molto ma molto rigide alle Svalbard; questo è il loro territorio e il loro benessere è il principale interesse. A distanza di sicurezza e con i motori spenti possiamo quindi goderci questi momenti magici.
Texas Bar
L’ultima cosa che mi sarei aspettato di vedere in questo territorio così selvaggio è un bar. Proprio così! Ci troviamo sul lato nord del Liefdefjorden per il secondo sbarco del viaggio. La piccola spiaggia è circondata dalla tundra artica, composta principalmente da muschi e licheni, siamo quasi a 80° Nord e difficilmente qualcos’altro potrebbe sopravvivere. Ma a catturare l’attenzione è una piccola cabina con la scritta “Texas Bar” fatta in legno. Nato come rifugio di caccia oggi è usato come base logistica da scienziati e locali.
Dire che ci troviamo in un luogo remoto sembra quasi riduttivo: strade, ovviamente non ce ne sono, e se in inverno questo luogo è raggiungibile con la motoslitta attraversando i ghiacciai dell’interno, in estate l’unica via è l’acqua. Si può solo immaginare la gioia di chi, dopo un lungo viaggio tra le intemperie invernali raggiunge il capanno rifornito di legna e… bottiglie di whiskey, perfetto per scaldarsi quando fuori domina la lunga notte artica.
Il Ghiacciaio Monaco
Il Monacobreen è il re dei ghiacciai delle Svalbard. Famoso non solo per la sua bellezza ma soprattutto per la sua attività. Non è raro sentire i boati del ghiaccio che si rompe quando si naviga nelle vicinanze di questi giganti; quello che è difficile è riuscire a vederle: i crepacci si aprono generalmente all’interno dei ghiacciai e per questo se ne avverte solo il suono. Ma al ghiacciaio Monaco siamo riusciti a vederne addirittura due “in diretta” con i giganteschi blocchi di ghiaccio che cadono in mare. Uno spettacolo davvero unico.

Il ghiacciaio Monaco oltre ad essere uno dei più grandi delle Svalbard, è anche uno dei più attivi; non è raro riuscire a vedere parti di esso rompersi e precipitare in acqua
Il Pack
Ice day will be your favourite day
Così ha esordito Sara durante il recap del quarto giorno preannunciandoci quello che sarebbe successo l’indomani. Durante la notte abbiamo navigato fino a raggiungere gli 82°N, così a nord che il pack non si era ancora fuso per le “alte” temperature. Un’immensa distesa di ghiaccio circonda la Hondius mentre continua a navigare verso nord. Questo è il vero habitat dell’orso polare, peccato che riuscire ad avvistarne uno tra tutto quel bianco è come cercare il classico ago nel pagliaio.
Dopo un paio d’ore passate ad osservare la superficie ghiacciata dalla prua della nave, ecco che, come un fantasma, un orso decide di fare la sua comparsa. Tutta la nave è piombata immediatamente in un silenzio surreale mentre l’orso proseguiva la sua passeggiata sul pack. Tenendoci a debita distanza per non disturbarlo, lo seguiamo mentre cammina e nuota tra le lastre di ghiaccio in cerca di cibo. Dopo una lunga camminata, probabilmente a causa della stanchezza, l’orso decide di salutarci immergendosi sotto lo strato di ghiaccio.
La giornata prosegue tranquilla fino a prima di pranzo quando avvistiamo un altro orso. Al contrario del primo questo non era molto attivo, infatti ha trascorso tutto il pomeriggio a sonnecchiare sul ghiaccio, godendosi i timidi raggi di sole che hanno fatto capolino tra le nuvole. Per fortuna il nostro pomeriggio è stato allietato dalla visita di una balenottera minore e di un gruppo di gabbiani che si tuffavano in acqua attorno alla nave per pescare.
L’orso sonnacchioso decide di alzarsi proprio mentre la cena viene servita e purtroppo si è messo a camminare in qualsiasi direzione, tranne quella della Hondius. Nonostante questo, come Sara aveva promesso, l’Ice Day è stato davvero il nostro giorno preferito. Le sensazioni che trasmette questo luogo così unico sono davvero impareggiabili e sarebbero state le stesse anche senza alcun avvistamento del Re dell’Artico.
Alkefjellet
Le imponenti scogliere di Alkefjellet sono uno dei principali siti di nidificazione delle urie; non a caso il loro nome significa proprio “Montagna delle Urie”. Nonostante la nebbia ci stesse facendo compagnia da diverse ore, riusciamo lo stesso a salire sugli zodiac per avvicinarci a queste imponenti scogliere. Ogni anno, in estate, 60.000 coppie di urie si ritrovano qui per nidificare e da queste scogliere i giovani devono iniziare a cavarsela da soli e la prima grande sfida della loro vita è quella di tuffarsi dalla scogliera.
Dove ci sono uccelli generalmente ci sono anche volpi artiche e infatti bastano pochi minuti per avvistare tre esemplari, tra cui due cuccioli, avventurarsi lungo la base della scogliera in cerca di cibo. Quello che certamente non ci aspettavamo di vedere è un gigantesco orso polare che nuota tranquillo a pochi metri da noi. Il grande predatore non sembra troppo preoccupato della nostra presenza e con calma si dirige verso la scogliera.
Rispetto ai due incontri precedenti, questo è di certo il più inatteso ed inusuale. Ci raccontano infatti le guide che è raro vedere orsi da queste parti in quanto uccelli e uova non sono certo i principali interessi in fatto di cibo del principale predatore di queste zone. L’orso si arrampica sulle pendici della scogliera dandoci l’opportunità di effettuare tre silenziosi passaggi a pochi metri da lui e la fantastica opportunità di osservarne il comportamento.
Le Isole Orientali
Le isole orientali dell’arcipelago sono, se possibile, ancora più selvagge di quanto non lo sia l’isola principale di Spitsbergen. I grandi animali artici sono i veri padroni di queste latitudini dove i segni umani sono più che sporadici. A Wahlbergoya incontriamo una delle più grandi colonie di trichechi delle Svalbard. Quelli che ci troviamo davanti sono tutti esemplari maschi; nel periodo estivo, infatti, le femmine coi cuccioli si trovano più a nord, nei dintorni della banchisa artica.
Nonostante i numerosi avvistamenti di orsi, anche se troppo lontani per poterli osservare bene, queste isole ci hanno dato anche l’opportunità di sgranchirci un po’ le gambe. A Palanderbukta e a Russebukta le guide ci hanno accompagnato per dei trekking di circa 2/3 ore verso l’interno. I paesaggi non possono essere più diversi: il primo è un vero e proprio deserto artico mentre il secondo una grande pianura fertile.
A Palanderbukta ci siamo incamminati per qualche chilometro verso l’interno dell’isola fino a raggiungere la lingua di un ghiacciaio. Circa 12.000 anni fa tutta quest’area si trovava 60 metri sott’acqua e i numerosi fossili che si osservano per terra sono lì a testimoniarlo. Se qui non c’erano segni di vita intorno a noi nel raggio di chilometri, a Russebukta non sembrava quasi di trovarsi alle Svalbard. Oltre la spiaggia dove sbarchiamo si apre di fronte a noi la tundra lussureggiante che si estende fino alle montagne interne. Saliamo su una collina per ammirare il panorama dall’alto: la pianura è punteggiata da piccoli laghi azzurri e qua e là piccoli gruppi di renne brucano in tranquillità.
L’isola di Nordaustlandet è famosa anche perché qui si trova il secondo campo di ghiaccio più esteso del continente, secondo solo a quello del Vatnajokull in Islanda. Visto dal mare il Brasvelbreen sembra una vera e propria muraglia di ghiaccio che compare tra la nebbia. Lungo la parete ci sono diverse cascate che riversano in mare l’acqua di fusione della calotta. Sebbene non si possa che rimanere incantati da uno spettacolo del genere, non può subentrare un po’ di preoccupazione. Come abbiamo potuto osservare più volte nel corso della spedizione, tutti i ghiacciai dell’arcipelago (tranne uno) si ritirano ogni anno più del precedente. Anche a queste latitudini infatti il ghiaccio inizia a fondersi molto più velocemente di quanto riesca a riformarsi.
Gåshamna e Burgerbukta
Per il nostro ultimo giorno di spedizione torniamo sull’isola di Spitsbergen. Gåshamna è uno dei più importanti siti storici delle Svalbard, con testimonianze che risalgono addirittura la XVII secolo. Questa baia ha ospitato per secoli uno dei principali avamposti di caccia di Inglesi, Russi e Norvegesi. Oltre la spiaggia sono ancora visibili i resti delle capanne che ospitavano i balenieri e dei grandi forni da cui si otteneva l’olio dal grasso di balena.
Burgerbukta invece è uno dei fiordi più famosi della zona sud di Spitsbergen. Talmente grande che la Hondius riesce ad ancorarsi ben oltre la metà del fiordo; saliamo dunque a bordo degli zodiac per l’ultima volta in questo viaggio. Le pareti sono animate da decine di cascate generate dalla fusione dei ghiacciai che si trovano oltre la cima. Prima di rientrare ci fermiamo ad ascoltare un’ultima volta un fenomeno davvero particolare e, in un certo senso, commovente: il “respiro dell’Artico”. Questo suono si genera a causa dello “scoppio” delle bolle d’aria intrappolate all’interno del ghiaccio galleggiante; man mano che questo fonde l’aria si libera provocando delle piccole esplosioni.
Il Nostro Itinerario alle Svalbard
Come Arrivare alle Svalbard
Anche raggiungere questo luogo così remoto non è propriamente una passeggiata. A meno che non vogliate trascorrere dei giorni a Longyearbyen prima (o dopo) la spedizione, al momento della prenotazione dei voli dovete tenere in mente due fattori:
- L’imbarco avviene nel primo pomeriggio del Day 1;
- Lo sbarco avviene nella mattinata dell’ultimo giorno (intorno alle 9:00).
Per forza di cose, dunque, l’unica opzione è quella di dividere il viaggio in due giorni consecutivi come fatto dalla maggior parte di noi. Questo, ad esempio è stato il mio operativo voli, tutti Scandinavian Airlines:
- 31 Luglio 2023: 18:35 Milano Malpensa – 21:10 Oslo Gardemoen
- 01 Agosto 2023: 08:05 Oslo Gardemoen – 09:55 Tromso
- 01 Agosto 2023: 12:10 Tromso – 13:45 Longyearbyen
- 10 Agosto 2023: 16:25 Longyearbyen – 19:20 Oslo Gardemoen
- 11 Agosto 2023: 06:20 Oslo Gardemoen – 07:25 Stoccolma Arlanda
- 11 Agosto 2023: 09:25 Stoccolma Arlanda – 12:05 Milano Linate
Esistono ovviamente anche combinazioni di voli che permettono di raggiungere Longyearbyen nella serata del giorno di partenza; questo però obbliga a trascorrere almeno una notte nella piccola cittadina.
Oltre a SAS, che opera giornalmente dagli aeroporti di Oslo e Tromso, l’altra compagnia a raggiungere le Svalbard è la Norwegian, la compagnia low cost norvegese. Quest’ultima opera da Fiumicino il lunedì, il mercoledì e il venerdì mentre il ritorno di mercoledì.

Voli per le Svalbard (foto da Visit Svalbard)
In corrispondenza di ogni arrivo e partenza c’è un servizio di navetta che fa la spola tra l’aeroporto e i principali alberghi. Il tragitto è il seguente: il porto, il Mary Ann’s Polarygge, la Unis, il Radisson Blu, il Base Camp, lo Spitsbergen Hotel Funken, il Coal Miner’s Cabin e la Gjestehuset 102. Il prezzo del biglietto è di 120 NOK a persona e si può pagare direttamente a bordo in corone o con carta di credito.

Tragitto della navetta aeroportuale (foto Visit Svalbard)
Quando Andare alle Svalbard
Durante l’anno alle Svalbard si alternano tre stagioni principali, a loro volta divise in due sub stagioni. Ognuna di esse ha le proprie caratteristiche e la scelta del periodo del viaggio dipende dalle inclinazioni di ciascuno.
L’Estate Polare
La breve estate polare dura all’incirca da metà maggio fino a fine settembre. Il Sole di Mezzanotte domina il cielo delle isole già da circa un mese e non scenderà più sotto l’orizzonte fino a fine agosto. Il clima è meno rigido rispetto al lungo inverno appena passato e molti animali tornano a popolare acqua, terra e cielo. Migliaia di uccelli invadono le scogliere delle Svalbard per deporre le uova mentre balene, foche e trichechi si avventurano nei fiordi per nutrirsi in vista del prossimo inverno. L’estate è ovviamente anche il periodo migliore per osservare l’orso polare nel proprio habitat naturale. Questi mesi coincidono anche con la stagione turistica anche se, a essere sinceri, durante il nostro viaggio non abbiamo praticamente mai incontrato altre navi.
L’Inverno della Notte Polare
La lunga, e buia, notte polare (ovvero il periodo in cui il Sole non sorge mai) dura da metà novembre a fine gennaio ed è seguita e preceduta da 30 giorni di “tramonto”. Questo è ovviamente il periodo perfetto per ammirare l’aurora boreale che, condizioni permettendo, può essere vista lungo tutto l’arco della giornata.
Nonostante il buio persistente, Longyearbyen non “dorme” mai. In questo periodo si tengono diversi festival culinari (come il Taste Svalbard) e musicali dedicati sia alla musica jazz che al blues.
Il Ritorno del Sole
I due mesi che vanno da marzo a maggio sono quelli in cui la luce solare riprende pian piano il sopravvento sull’oscurità. Il cielo si veste di rosa all’alba e al tramonto e il contrasto con la superficie ancora innevata è davvero incredibile.
In questo periodo la natura inizia pian piano a risvegliarsi, anche se gli incontri con gli orsi sono piuttosto rari. L’evento principale è il Sun Festival che si tiene a marzo, organizzato per festeggiare il ritorno del Sole dopo tanti mesi oltre l’orizzonte.
Documenti Necessari
Per recarsi alle Svalbard ai cittadini italiani basta la carta d’identità valida per l’espatrio. Per ogni evenienza, comunque, sarebbe utile portarsi dietro anche il passaporto. Le isole fanno parte del Regno di Norvegia ma non aderiscono al Trattato di Schengen; per questo tutti i passeggeri in arrivo saranno sottoposti ai controlli di frontiera.
Come vestirsi per una Spedizione alle Svalbard
Come per tutti i viaggi oltre il circolo polare artico il mantra è sempre lo stesso: vestirsi a strati. Nonostante fossimo nel pieno dell’estate il mio outfit tipico era lo stesso che utilizzavo in Islanda a gennaio. Quindi intimo termico come primo, fondamentale, strato, pantaloni da sci, pile da montagna e giacca imbottita. Gli strati esterni devono essere obbligatoriamente anti vento e impermeabili, pena il divieto di partecipare alle escursioni con gli zodiac. Giacca e copri-pantaloni dovrebbero avere un “valore di impermeabilità” di almeno 15.000 mm.
Durante i mesi estivi la temperatura oscilla tra i 3 °C e i 10 °C e stare al sole offre un discreto tepore. Come succede anche in Islanda il problema principale rimane il vento; esso può portare la temperatura percepita anche sotto lo zero, soprattutto durante le gite in zodiac nei pressi dei ghiacciai o durante i trekking. Per questo sempre meglio avere con sé qualche strato aggiuntivo da utilizzare in caso di emergenza. Allo stesso modo tenete sempre a portata di mano guanti (meglio se impermeabili), sciarpa o scaldacollo e cappello. Non è piacevole congelarsi le mani mentre si fotografa un orso solo per per dimenticato i guanti in cabina…
Banche, pagamenti, internet, telefono e prese elettriche
La valuta delle Isole Svalbard è la corona norvegese (NOK). Difficilmente però vi troverete ad usare i contanti; in seguito alla pandemia, infatti, il governo norvegese ha incentivato l’utilizzo massiccio dei pagamenti elettronici. Carte di credito e di debito dei principali circuiti sono accettate in tutti i negozi, hotel e ristoranti, anche a Ny-Ålesund. Le Svalbard sono una zona tax free; è quindi possibile trovare qualche occasione interessante soprattutto sull’abbigliamento tecnico nei negozi di Longyearbyen.
Trovandosi in territorio norvegese, è possibile chiamare, ricevere chiamate e navigare in internet utilizzando quanto previsto dalla vostra offerta italiana. Informatevi comunque prima di partire per eventuali limitazioni o costi aggiuntivi (Vodafone, ad esempio, non vi permette di utilizzare tutti i GB compresi nella vostra offerta ma solo una parte). Il segnale è però presente solamente in prossimità dei centri abitati principali come Longyearbyen, Barentsburg e Sveagruva. Durante la navigazione quindi non avrete copertura di rete. A bordo è disponibile il wi-fi satellitare, molto costoso e per pochi megabyte; il mio consiglio? Dimenticatevi del telefono e godetevi il viaggio!
Le prese elettriche alle Svalbard sono di 2 tipi: la C e la F, entrambe a due poli come quelle utilizzate in Italia. Il voltaggio è di 220 V con una frequenza di 50 Hz.