L’immagine del faro di Kallur è una di quelle che convince la maggior parte delle persone a imbarcarsi su un volo fino a raggiungere queste isole così lontane e così meravigliose. E come dar loro torto: un piccolo faro con alle spalle una gigantesca scogliera a picco sul mare.
Il faro si trova su Kalsoy, la cui particolare forma allungata le ha fatto guadagnare il soprannome di “Isola Flauto”. Insieme a quella sull’isola di Mykines, questa è l’escursione più famosa di tutto l’arcipelago e, una volta raggiunta la meta, non è difficile immaginare il perché.
Pur essendo una delle mete imperdibili durante un viaggio alle Faroe, può rivelarsi un’esperienza impegnativa per molti. Per prima cosa, ma questo vale per la maggior parte dei trekking, sarebbe meglio affrontare l’escursione solamente in caso di bel tempo, il sentiero può essere scivoloso e in alcuni casi il traghetto potrebbe non lasciare Klaksvik. In più sarebbe sconsigliata a chiunque soffra di vertigini; e se pensate di non soffrirne, beh questa potrebbe essere la volta in cui cambiate idea.
Come Raggiungere Kalsoy
Come per Mykines, raggiungere Kalsoy è un’avventura nell’avventura. Il piccolo traghetto Sam ha una capacità tra le 12 e le 17 macchine e non c’è modo di prenotare un posto in anticipo. In più, com’è giusto che sia, i residenti dell’isola hanno la precedenza sui turisti. L’unico modo per essere, quasi, certi di raggiungere l’isola con la propria macchina è quello di essere all’imbarco almeno 1 ora e mezza/2 ore prima della partenza.
L’alternativa è quella di imbarcarsi a piedi e poi prendere l’autobus che percorre l’unica strada presente e fa la spola tra i villaggi di Syðradalur (dove approda il traghetto), Mikladalur e Trøllanes. Se scegliete questa opzione scendete a Trøllanes così da dirigervi subito verso il faro per poi visitare Mikladalur sulla strada del ritorno.
La traversata dura circa 20 minuti e il biglietto si paga direttamente al momento dell’imbarco, sia con contanti che con carta di credito. Il costo è di 40 DKK per gli adulti (la metà per bambini fino ai 15 anni) mentre la tariffa per l’auto è di 160 DKK. Questi prezzi valgono per tutti i traghetti diretti verso le isole di Fugloy, Svínoy, Kalsoy, Nólsoy, Sandoy and Skúvoy.
Il Faro di Kallur
Una volta arrivati a Trøllanes è il momento di dirigersi verso l’inizio del sentiero che si trova vicino a un bagno pubblico e a una piccola area pic-nic.
Come spesso accade a queste latitudini, quello che si trova oltre il cancello rosso (punto di partenza ufficiale) non è un vero e proprio sentiero. La cosa migliore da fare è salire diagonalmente a mezza costa; non troppo vicini al mare perché si percorre più strada, non troppo in alto perché la pendenza si fa sentire. Qui le bacchette sono di grande aiuto per mantenersi in equilibrio visto che ci si trova spesso a camminare un piede avanti l’altro.
Dopo circa 45 minuti di cammino si arriva al piccolo faro bianco e rosso di Kallur. Davanti agli occhi chilometri e chilometri di Oceano sconfinato. Alla sinistra un imponente scogliera si erge a picco sull’acqua. Arrivare fino a qui non è poi così complicato; se però si vogliono immortalare faro e scogliera insieme c’è ancora uno step da fare.
Per raggiungere il viewpoint più famoso di tutte le isole si deve percorrere qualche metro su uno stretto sentiero con un dirupo a fare compagnia da entrambi i lati. Per percorrere la cresta le condizioni devono essere perfette: niente nebbia e niente vento; può sembrare eccessivo ma la prudenza in questi casi non è mai troppa.
Raggiungere Kallur con o senza guida?
Se ripenso a quei pochi metri lungo la cresta la risposta non può che essere affermativa. Dubito infatti che da solo sarei riuscito a superare quel passaggio. Sigrid invece, che di quest’isola conosce ogni segreto, ci ha fato raggiungere il punto panoramico senza alcun problema. In più, oltre ad averci raccontato qualche leggenda locale, ci ha fatto seguire il sentiero corretto senza finire in vicoli ciechi o fare strada inutile.
In più, esattamente come per Mykines, affidarsi a un tour guidato può risparmiarvi diverse seccature; nella maggior parte dei tour nel prezzo sono inclusi traghetto, pranzo al sacco e a volte anche un passaggio fino a Klaksvik. Anche in questo caso mi sono affidato a Experience Faroe; i loro tour sono leggermente più costosi della media ma sono perfettamente organizzati e compresi di il necessario per godersi la giornata senza preoccuparsi di nulla.
Mikladalur e la Leggenda della Donna Foca
Lasciato il faro di Kallur, sulla strada del ritorno è possibile fermarsi al villaggio di Mikladalur dove si trovano un piccolo caffé (che però non è aperto tutti i giorni), una cascata e la statua di Kòpakonan, la donna foca, protagonista di una leggenda locale (ma che viene raccontata anche in Islanda e Scozia).
La statua rappresenta una selkie, un essere un tempo umano suicidatosi nell’oceano e trasformatosi in foca. Una volta l’anno le foche si ritrovano sulle spiagge, abbandonano le loro pelli e, tornati umani, danzano e festeggiano fino all’alba. In una di queste notti un giovane contadino di Mikladalur si innamorò di una di loro e decise di rubarle la pelle per evitare che potesse tornare in mare. I due si sposarono ed ebbero diversi figli mentre l’uomo teneva la pelle chiusa in una cassa e la chiave sempre con sé. Un giorno, durante una battuta di pesca, si accorse di aver dimenticato le chiavi in casa; quando rientrò vide che la donna era ritornata nell’Oceano.
Per vendicarsi dell’affronto gli uomini del villaggio pianificarono di cacciare tutte le foche che vivevano nelle grotte lungo la costa. Sfortunatamente, tra le vittime ci furono pure il marito e i figli della donna-foca, nonostante essa fosse comparsa in sogno al giovane pregando di risparmiarli. Le preghiere furono inutili e la donna-foca decise di lanciare una maledizione sul villaggio: “Ora ci sarà vendetta, vendetta sugli uomini di Mikladalur, e alcuni moriranno in mare e altri cadranno dalle cime delle montagne, finché non ci saranno tanti morti quanti possono circondare, tenendosi per mano, le rive dell’isola di Kalsoy!” Lanciato l’anatema scomparve per sempre.